STEFANIA TOTARO
Cronaca

In balìa del maniaco. Il racconto della escort: "Legata e picchiata. Ho pianto e pregato"

I carabinieri l’avevano messa in salvo avvisati dalla telefonata di un’amica. Ma il cliente in carcere si difende: "Era lei a non volersene andare".

In balìa del maniaco. Il racconto della escort: "Legata e picchiata. Ho pianto e pregato"

In balìa del maniaco. Il racconto della escort: "Legata e picchiata. Ho pianto e pregato"

"Quando gli ho chiesto 50 euro in più per un altro rapporto sessuale, è diventato aggressivo, ha aperto il cassetto della stanza e ha detto che mancavano dei soldi, che glieli avevo rubati. Allora mi ha detto che da lì non me ne andavo, mi ha colpito sul viso, mi ha legato il collo e le mani con il cavo del caricabatterie del telefonino e mi ha tappato la bocca con un asciugamano. Non so perché ha avuto quella reazione, forse per colpa della droga, ce ne era tanta sul comodino. Quando assumono la cocaina perdono il controllo. Mi è già successo, ma non con così tanta violenza. Sono rimasta per quattro ore sul letto, pregando che un miracolo mi facesse uscire da lì. Ho vissuto per mesi con la sua faccia davanti agli occhi, un incubo". Così la prostituta romena trentenne ha ricostruito ieri in aula la notte trascorsa il 26 gennaio scorso in un albergo di Desio con Michele Gruosso, il 28enne che ora si trova a processo per sequestro di persona davanti al Tribunale di Monza. La ragazza non si è costituita parte civile al dibattimento. Il 28enne, già condannato a 12 anni e 8 mesi di reclusione per avere tentato di uccidere nel 2016 il patrigno nel Pescarese insieme alla madre (che si è suicidata mentre era agli arresti domiciliari), si trovava a piede libero, dopo avere già scontato un periodo in carcere e poi agli arresti domiciliari, perchè erano scaduti i termini di custodia cautelare in attesa di sentenza definitiva e viveva in Brianza dove aveva trovato un lavoro. Il giovane era stato arrestato dai carabinieri, allertati da un’amica della escort che non riusciva a sentirla al telefono perché i due dispositivi portatili le sarebbero stati sottratti e spenti dal cliente, e ora è ancora detenuto in carcere. Ieri si è presentato al dibattimento e per essere ascoltata la sua presunta vittima ha voluto nascondersi dietro un paravento.

"Quella sera ero in giro con la mia amica e mi ha chiamata per andare all’hotel di Desio attraverso il recapito che avevo lasciato sul sito di incontri - ha spiegato la trentenne - Abbiamo pattuito 150 euro inizialmente, poi quando ho chiesto altri soldi è successo tutto". Sentita anche la sua amica. "L’ho accompagnata all’hotel alla 1.30 e mi sono fermata ad aspettarla - ha dichiarato - Alle 2 le ho mandato un messaggio e mi ha risposto che non le mancava molto. Alle 2.30 ho riprovato a messaggiare, ma non mi ha risposto. L’ho chiamata e la prima volta il telefonino ha squillato tre volte e poi è risultato sempre spento. Ho richiamato tantissime volte, ma niente, quindi mi sono spaventata e alle 3 ho chiamato i carabinieri. Quando è uscita dall’albergo piangeva e aveva tutto il viso sporco di trucco che le si era sciolto". Il carabiniere del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Desio intervenuto quella notte ha ricostruito l’ultima fase della vicenda. "Quando ha chiamato l’amica della ragazza, siamo andati all’hotel e abbiamo chiamato il titolare, che dai documenti ci ha fatto vedere in quale stanza fosse la ragazza. Abbiamo bussato, ci ha messo un po’ ad aprire. Era nudo e su di tono, la giovane ha sollevato la testa dal pavimento tra il letto e la finestra. C’erano birre e sigarette dappertutto e anche la cocaina. Sul letto c’era il cavo del caricabatterie e sotto il letto due telefonini". "Non l’ho tenuta sequestrata. Era lei che non voleva andarsene perché voleva più soldi", si difende il 28enne. Il processo continua a novembre.