Fallito per colpa dello Stato, dopo lo sfratto muore il suo cane

Intanto l'imprenditore ha mandato in Senato la sua proposta di legge per riformare le procedure fallimentari

L'ultima immagine felice della famiglia Bramini con il cane Paris

L'ultima immagine felice della famiglia Bramini con il cane Paris

Monza, 1 giugno 2018 - "Questa è la nostra ultima foto insieme. Mi ricordo, 12 anni fa, quando tutta la famiglia decise di andare al canile. Avevi solo 2 anni e ti avevano già abbandonato 2 volte e avevi cambiato il nome 2 volte, li ricordo ancora... Kira e Rimmel. La prima volta che ti abbiamo visto tenevi le orecchie basse ed eri molto diffidente. Non ti fidavi di nessuno. Quando mi sono avvicinata alla gabbia, mi hai odorato la mano e poi mi hai dato un bacio con la tua lunga lingua. È stato così semplice sceglierti, ci siamo affezionati subito a te! Finalmente con noi avevi trovato casa e non hai più dovuto cambiare nome. Paris, voglio ricordarti così. Bella, felice e amata fino all’ultimo. Mi mancherai tantissimo".

Parole struggenti quelle postate su Facebook da una delle figlie figlia di Sergio Bramini. Paris, pastore tedesco femmina dell’imprenditore fallito e sloggiato per colpa dello Stato, è morto l’altro giorno. "Aveva 16 anni - racconta Bramini - era molto anziana e non le restava molto da vivere. Nel giro di questi 10 giorni, da quando ci hanno costretti ad andarcene, sono stati però un duro colpo per lei. Le è venuto un tumore, i linfonodi sono diventati grossissimi sino a impedirle di respirare".

Giorgio Riva, presidente monzese dell’Enpa, era andato personalmente a prenderla il giorno dello sfratto per offrirle un riparo in canile. "Nella nuova casa in affitto non portevamo tenerla, era troppo piccola per ospitarla... Siamo stati con Paris il più possibile, anche se ha pianto quando ci ha visti andarcene, forse ha pensato di essere stata abbandonata di nuovo ma non avevamo scelta... non potevamo rischiare di predere anche questa casa". Bramini intanto non molla. Di Maio e Salvini gli avevano offerto una consulenza in un nuovo Governo? E lui ha già stilato la traccia di una futura “legge Bramini” che vada a ritoccare profondamente la Legge fallimentare: "L’ho già trasmessa in Senato. I debitori non devono più trovarsi in situazioni come la mia. La prima casa non va toccata, specie per chi vanta crediti con lo Stato (per Bramini si tratta di oltre 4 milioni di euro, ndr). E va rivisto l’articolo 560 del Codice di Procedura Civile, che consente al custode giudiziario poteri enormi, come scaraventare il debitore fuori di casa prima che sia avviata la vendita forzata dell’immobile. L’obiettivo è rendere appetibile l’asta, allettare i compratori. Anche a costo di buttare in mezzo a una strada bambini, disabili o anziani: è disumanizzante».