
Il pappagallo cenerino a coda rossa può costare fra i 500 e i 1.300 euro: può vivere fino a 60 anni
Parlare... parlava, come è tipico della sua razza di pappagalli, una delle più intelligenti. Anche se non si sa se al momento decisivo abbia pronunciato il nome del suo padrone, che lo cercava da anni. Ma di certo ha pronunciato il proprio: “Gino”.
Davvero incredibile il ritrovamento effettuato dai carabinieri del Nucleo forestale di Milano. Che tra i tanti ritrovamenti di animali che quotidianamente avvengono tra le province di Milano e di Monza, raccontano oggi quello del pappagallo cenerino Gino, in una vicenda che ha veramente dell’incredibile. L’ultima parte comincia alla fine di marzo, quando i volontari Enpa di Monza vengono contattati da un ragazzo che comunica il ritrovamento di un esemplare di pappagallo cenerino a coda rossa. Nella zona di Villasanta, in mezzo ai cavalli, dalle parti del centro ippico. Si tratta di un animale esotico, abbastanza raro, e che dato che è originario dell’Africa non appartiene affatto all’avifauna del nostro territorio, dove se ben tenuto può raggiungere i sessant’anni di età. Ma che altrimenti non ha molte possibilità di sopravvivere alle nostre temperature invernali. Quando i volontari arrivano, è tutto spiumato, il collo soprattutto, per lo stress generato alle sue ultime traversie. Gino però per sua fortuna ha ancora l’anello di marcaggio che gli era stato messo al momento della nascita. Dal codice “parlante” riportato sull’anello, militari del Nucleo CITES di Milano, un nucleo specializzato che si occupa del controllo del commercio illegale di specie protette, riescono a risalire all’allevamento dove era nato nel lontano 2004.
Considerato che il pappagallo cenerino è specie in via di estinzione, tutelata da una Convenzione internazionale siglata a Washington nel 1975, l’allevatore di Gino era obbligato a suo tempo a fare denuncia di nascita e a registrare la vendita dell’animale. Dalla consultazione del registro, che l’allevatore ancora conservava nonostante fossero passati più di 20 anni, è stato possibile così risalire alla sua vendita, effettuata nel 2005. Chi lo aveva allora acquistato, il signor Sergio, è stato quindi contattato dai militari ai quali, con suo grande stupore, ha confermato che Gino era proprio suo ma che era scappato dalla sua abitazione addirittura nel 2018 e che nonostante avesse fatto denuncia del suo smarrimento, l’animale non era mai stato ritrovato. Si è riusciti a ricostruire la sua tortuosa vicenda: dopo la fuga, Gino era stato accolto da un’anziana signora, che lo aveva tenuto per anni. Poi, poco prima di morire, lo aveva regalato a un ragazzo straniero, che a sua volta lo aveva tenuto per un paio di anni. In buone condizioni, in un’ampia voliera. L’ultima tappa è stata quindi il ritorno a casa dal suo vecchio proprietario. Che, dopo le opportune cure e verifiche, lo ha potuto riabbracciare, almeno metaforicamente parlando.