Il giardino dello spaccio Smantellata la banda che vendeva droga nel parco giochi dei bimbi

Operazione della polizia tra le vie Artigianelli e Gramsci, alle porte del centro di Monza. Marocchini e nigeriani gestivano un giro di coca, hascisc e marijuana da mezzo milione di euro

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di Stefania Totaro

Restituito ai cittadini il parchetto tra le vie Artigianelli e Gramsci. Sfrattati i pusher marocchini e nigeriani che l’avevano trasformato in una centrale di spaccio di droga a cielo aperto nel centro della città. La Questura di Monza ha eseguito 13 misure cautelari tra custodia in carcere e divieti di dimora disposti dal gip del Tribunale di Monza Gianluca Tenchio, dopo avere accertato 2.500 cessioni di droga per mezzo milione di euro. Sul giardino pubblico gli indagati esercitavano un vero e proprio controllo del territorio, presidiandolo ogni giorno in almeno una ventina, in modo così capillare da farsi portare i pasti sul posto, dove bivaccavano accanto ai giochi per i bambini e monitoravano costantemente gli accessi. Se necessario, non esitavano a ricorrere anche alla violenza per regolare i conti sia all’interno del gruppo sia con soggetti esterni, come testimoniato dai numerosi esposti presentati dai residenti della zona e dai frequenti interventi delle pattuglie di polizia per episodi di ferimenti. L’ultimo, un anno fa con un accoltellamento per un regolamento di conti.

Il blitz scattato ieri all’alba ha visto impegnati un centinaio di uomini tra agenti della polizia di Stato diretti dalla squadra mobile della Questura di Monza al comando di Francesco Garcea e colleghi della Mobile di Sondrio, degli equipaggi dei Reparti prevenzione crimine di Milano, Torino, Firenze e Perugia e di unità cinofile Antidroga della polizia. L’indagine, coordinata dal procuratore monzese Claudio Gittardi e dai pm Salvatore Bellomo e Sara Mantovani e denominata “Icaro“, è stata avviata nel gennaio 2022 e ha consentito di delineare l’esistenza di un articolato sodalizio di marocchini e nigeriani, molti dei quali richiedenti asilo, che avevano impiantato nel centro città una fiorente attività di spaccio di cocaina, hascisc e marIjuana, così come documentato dalle riprese delle telecamere della polizia scientifica posizionate in prossimità delle panchine e dalle intercettazioni telefoniche tra gli stessi spacciatori e i clienti. La droga arrivava dai Balcani e i marocchini curavano il livello intermedio dell’approvvigionamento (come il maghrebino arrestato ieri a Lissone, nel cui appartamento gli agenti hanno sequestrato mezzo ‘mattone’ di cocaina e uno intero di hascisc, nonché 22mila euro in contanti e pure un taser), mentre i nigeriani spacciavano, stando attenti a girare sempre con una dose in tasca per giustificare, in caso di controlli, soltanto l’uso personale che comporta la ’semplice’ segnalazione alla Prefettura e una sanzione amministrativa. Il parchetto era la centrale operativa, ma i pusher andavano avanti e indietro ad incontrare i clienti, che venivano anche in treno dalle province vicine a Monza. E se finivano la scorta, potevano contare su qualche ‘collega’ per non perdere la clientela acquisita. Il totale degli indagati ammonta a 17 soggetti, dei quali 8 destinatari di misura cautelare in carcere e 5 della misura cautelare del divieto di dimora nel territorio del comune di Monza: 12 cittadini originari della Nigeria, quasi tutti richiedenti l’asilo politico e 5 del Marocco irregolari sul territorio nazionale che quotidianamente, partendo dai loro domicili di Monza, Camparada, Concorezzo, Lissone, Villasanta, Biassono, Desio, Cinisello Balsamo, Ballabio nel Lecchese, Novara e Sondrio, si radunavano per spacciare nel giardino pubblico.

A loro sono state contestate un totale di oltre 2.500 tra cessioni e detenzioni di sostanze stupefacenti di varia natura che vanno dalla singola dose ad interi panetti di hascisc, per un valore complessivo quantificabile in oltre mezzo milione di euro.Tra gli indagati per cui è stato disposto l’obbligo di dimora anche una ragazza nigeriana richiedente asilo, sorpresa dai filmati a collaborare per ‘coprire’ un connazionale che recuperava una dose di droga o contava i contanti dell’incasso parziale. Nei confronti degli indagati richiedenti asilo il questore Marco Odorisio ha attivato l’ufficio immigrazione per le proposte di revoca del loro status, mentre per quelli con precedenti di polizia è scattata la procedura per l’espulsione.