STEFANIA TOTARO
Cronaca

Il branco di San Silvestro. L’unico maggiorenne ha patteggiato 4 anni e 11 mesi

Avevano aggredito in centro un pachistano ubriaco dopo il veglione di fine anno. Intimidazioni alla vittima, ad amici e testimoni per farli tacere: 4 ragazzini ancora alla sbarra.

Per la brutale aggressione di gruppo ai danni di un pachistano a Capodanno 2023 a Meda patteggia l’unico maggiorenne del branco. Il 20enne di Cabiate, ancora detenuto in carcere, ha concordato con la Procura di Monza la pena di poco meno di 4 anni e 11 mesi di reclusione, che ieri è stata accettata dalla gup del Tribunale di Monza Angela Colella. All’udienza si è costituito parte civile con l’avvocato Francesco Ferreri la vittima del tentato omicidio, un 34enne pachistano residente a Meda, a cui il 20enne ha versato un piccolo acconto del risarcimento del danno promesso.

Con il 20enne, che dopo il patteggiamento ha chiesto gli arresti domiciliari, erano stati arrestati dai carabinieri anche il fratello minorenne e altri due minorenni residenti a Seregno e Meda, che dopo l’interrogatorio di garanzia sono stati mandati in una comunità educativa. Per loro il procedimento giudiziario davanti alla Procura per i minori di Milano è ancora in corso. Lo scorso marzo le manette sono scattate ancora per un 17enne all’epoca del fatto. Secondo la ricostruzione il pachistano, che camminava ubriaco in centro cittadino insieme a un connazionale, era stato accerchiato e picchiato dal branco e poi ferito gravemente all’addome con un coccio di bottiglia. A sferrare il fendente l’unico maggiorenne. L’amico del 34enne era scappato terrorizzato e la vittima era stata lasciata a terra in strada, tanto che alcuni passanti avevano pensato che si fosse addormentato per l’eccesso di sostanze alcoliche. Sentito in seguito dai militari, inizialmente si è dimostrato reticente, ammettendo poi di essere stato intimidito. Dalle testimonianze raccolte dai militari è emerso tra il gruppetto di amici, almeno una decina, che si trovavano sul luogo dell’aggressione, un clima di intimidazione e minacce in stile Gomorra da parte dei due fratelli nel tentativo di impedire agli amici presenti al tentato omicidio, nel frattempo chiamati dai carabinieri, di identificare i responsabili. Dalle testimonianze emerge anche che il fratello minorenne dopo l’aggressione volesse prendersi la colpa per evitare al fratello maggiore "ulte" perché aveva già una denuncia da minorenne "per avere preso a martellate una persona" per cui aveva ottenuto il perdono giudiziale.