È la sartoria dei vip, quel luogo magico e nascosto in cui nascono gli abiti che poi prendono le griffe più famose, ma anche dove si realizzano i sogni dei grandi stilisti. Teodora Comito, nel suo laboratorio di Seregno, Studio della moda, li accoglie e dà forma ai loro desideri che diventano stoffa, pizzi e strascichi da red carpet.
Per aver costruito "con lavoro e costanza una realtà imprenditoriale di eccellenza", Teodora Comito ha ricevuto nelle scorse settimane il Premio Mimosa 2024 del Comune di Seregno. Lo ha voluto condividere con tutti coloro che con lei hanno collaborato. Per l’azienda con sede in via Copenaghen, che ha vestito anche Michelle Obama e Beyoncé, si è trattato di un bis, perché aveva già accompagnato sul palco del teatro Ariston i Maneskin, trionfatori nel 2021. Ha vestito anche Angelina Mango all’ultimo Festival di Sanremo, ma non solo. Lavorando per i grandi marchi, ha confezionato e provato su misura abiti per Chiara Ferragni, Michelle Hunziker, per la cantautrice e poetessa Lana Del Rey, Hillary Clinton e persino Anna Wintour, la storica direttrice di Vogue America prima, e poi dell’intero gruppo Condé Nast. Nata in una famiglia di origini calabresi trasferitasi in Brianza, Teodora comincia a lavorare all’età di 12 anni, perché in casa ci sono altri sei fratelli più piccoli. La licenza media e il corso di modellista arrivano più tardi, ai corsi serali, sempre conciliando lo studio con il lavoro prima nelle sartorie, poi in tessitura, poi in un’azienda per confezioni uomo. Nel 1994, dopo la seconda maternità, in una bottega di 40 metri quadri nasce Studio della Moda, una realtà che, passo dopo passo, viene interpellata e coinvolta nella realizzazione di modelli per i principali marchi della moda a livello internazionale. Un percorso costruito passo dopo passo il suo, in 50 anni di lavoro alla costante ricerca del bello e con la determinazione nel perseguire la propria indipendenza.
Oggi Teodora Comito ha un’azienda con 25 dipendenti, ospita le stagiste dalle scuole di sartoria e moda e insegna i segreti del mestiere a ragazze e ragazzi. Lavora con lei la figlia, laureata in design della moda al Politecnico di Milano. Insegna ai giovani a usare creatività e risolvere i problemi. Sì, infatti, come racconta Teodora, a volte i grandi stilisti hanno l’idea generale, ma non sanno esattamente come darvi forma. "Qualche anno fa – racconta – mi è stato chiesto di rifare l’abito nuziale di Audrey Hepburn, perché il figlio ne aveva bisogno per una mostra. Doveva essere uguale in tutto all’originale: seta, colori e confezione. Non era facile, perché negli anni ‘50 non c’erano le macchine da cucire di oggi, tagliacuci e occhiellatrici. Quindi ho dovuto rifare molte cose a mano, riprendendo la tecnica che avevo imparato quando avevo 12 anni. Anche la seta era un po’ fanée e un setaiolo della Brianza me l’ha rifatta uguale, tinta di quel bianco crema che si usava un tempo. Alla fine è venuto perfetto".
È una sfida continua quella del lavoro in sartoria. A volte si creano i modelli, altre volte li richiede lo stilista. Si fa il cartamodello e poi il “telino“, la realizzazione con stoffa leggera per vedere come viene. In quella sede lo stilista richiede le correzioni: più voluminoso, più liscio, più scollato, più o meno trasparente, più o meno spacco. "La mia vita è qui, in azienda – dice Teodora – mi piace viaggiare, ma non enfatizzo l’avere tante cose. Tutto quello che ho è qui in azienda e qui reinvesto ogni anno gli utili. Il mio obiettivo è svegliarmi al mattino, incontrare persone, spiegare, contattare e progettare".
Cristina Bertolini