Il Risorgimento monzese scende in piazza. Anche Monza ha combattuto e resistito agli austriaci. Sono state le Quattro giornate di Monza, dal 18 al 21 marzo 1848, parallelamente a quanto succedeva a Milano (dal 18 al 22 marzo). L’evento del Risorgimento monzese sarà ricordato nella toponomastica cittadina. Oggi alle 18 alla presenza della prefetta Patrizia Palmisani e del sindaco Paolo Pilotto, sarà inaugurata la nuova “Piazzetta Quattro Giornate di Monza – 18-21 marzo 1848“. "È lo slargo fra le vie Cortelonga e Reginaldo Giuliani – spiega Gianna Parri, presidente dell’Associazione mazziniana –. È in posizione strategica, vicino all’antica Piazza Mercato, ora Trento e Trieste e al Palazzo degli Studi, diviso fra Liceo Zucchi e Biblioteca Civica che, ai tempi, ospitava il Seminario Arcivescovile. Sono questi i luoghi dove nel marzo 1848 si svolsero gli scontri più cruenti e che videro il giorno 21 i patrioti monzesi prevalere sulle truppe austriache. Questa Piazzetta si aggiunge alle targhe in marmo e ai monumenti che ricordano i fatti e i protagonisti del Risorgimento collocati o restaurati in città grazie all’Associazione mazziniana di Monza".
Le Quattro giornate di Monza iniziarono sabato 18 marzo 1848 nel primo pomeriggio. La notizia della sollevazione di Milano viene accolta da una folla esultante che da mesi aspettava un segnale per la rivolta e, inveendo contro gli austriaci, si riversa nelle strade e occupa la stazione ferroviaria. Da lì molti volontari, guidati da Gerolamo Borgazzi, impadronitisi di alcuni convogli, partono per Milano. Ma al tramonto la stazione viene ripresa dagli austriaci. Nella notte tra sabato 18 e domenica 19 marzo entrano a Monza, provenienti da Desio e Seregno, tre compagnie del reggimento austriaco Geppert. All’alba il maggiore Sterchele stabilisce il comando all’osteria della Posta Vecchia. Domenica 19 all’alba i muri di Monza sono ricoperti di avvisi minacciosi: divieto di assembramenti, chiusura di ogni attività di negozi e botteghe e coprifuoco. I cittadini, furiosi, chiedono al podestà Bartolomeo Benaglia di istituire la Guardia Civica, ma senza successo. La situazione precipita nel pomeriggio, quando un folto gruppo di cittadini indice sotto l’Arengario un’assemblea per decidere la linea di condotta. Sterchele invia due plotoni che irrompono nella piazza gremita di gente e chiudono le vie di accesso, aprono il fuoco uccidendo 5 civili e lasciando molti feriti dalle baionette. Lunedì 20 marzo Monza assume il volto di una città in stato d’assedio. Martedì 21, nel ridotto del Teatro Sociale, viene costituito un comitato di guerra presieduto da Luigi Bellani.
Si organizza a Palazzo Municipale (la Casa degli Umiliati che oggi ospita i Musei Civici) la Guardia Civica, arruolando una cinquantina di volontari, a cui si unisce una colonna dalla Brianza e da Lecco. Teatro di scontri, la Piazza del Mercato, dove gli austriaci vengono attaccati da un intenso fuoco di fucili e da una grandine di improvvisati proiettili: tegole, sassi, travi di legno. Alla sera sul campanile del duomo di Monza sventola per la prima volta la bandiera tricolore. All’insurrezione monzese partecipano uomini e donne, borghesi e operai, artigiani e studenti.