DARIO CRIPPA
Cronaca

"Hanno ammainato la nostra bandiera"

La tifoseria biancorossa contesta con un duro comunicato e uno striscione la dirigenza Berlusconi-Galliani dopo la cessione del capitano

di Dario Crippa

Uno striscione al Monzello: "Non si ammaina una bandiera!!! Ultimo baluardo di una fede vera". E un lungo, durissimo co nunicato: "Ci piacerebbe dire tenetevi questo Monza senza anima (...). Ci avete disilluso, ora avete tolto il romanticismo, ora siete obbligati a vincere". Mittente lo zoccolo duro della tifoseria biancorossa, la Curva Davide Pieri. Destinataria la società targata Berlusconi-Galliani a segnare una frattura inedita dopo due stagioni e mezza di ambizioni, risultati, investimenti mai visti, in cui gli ultras erano parsi sempre i primi sostenitori del club, anche nei momenti critici. Motivo della frattura, la cessione di un giocatore, il capitano Andrea “Derrick” D’Errico, che a Monza giocava da sei anni. Dagli inferi della serie D fino al sogno, dai polverosi campi di periferia alla Fininvest. Per i tifosi D’Errico era diventato un simbolo. E quando l’altro giorno è stato annunciato che la bandiera sarebbe stata ammainata, dalla Curva è partita una dichiarazione di guerra. "Nulla di minaccioso" precisa Fausto Marchetti, leader della curva. Ma senza dubbio qualcosa è cambiato.

Perché questo comunicato?

"Arriva da una disillusione. Noi ultras siamo abituati a un mondo legato a valori, passioni, storie di rinascita. Un mondo fatto da calciatori forse più umani rispetto agli Dèi dell’Olimpo, gente che lotta per la maglia".

È necessario?

"Questo ci ha permesso di rimanere in vita e tifare Monza in anni durissimi tra fallimenti e retrocessioni. Un calcio di provincia dal sapore davvero romantico, perché è dalle avversità che nasce il nostro amore".

E adesso?

"Questa società ci ha portati a un calcio che non è nostro. L’anno scorso abbiamo fatto spesso da contraltare per calmierare l’ambiente anche quando le cose andavano male e oggi la persona che paga è quella che per noi era una bandiera, un ragazzo in cui tutti si potevano riconoscere".

Contesterete?

"Mai contestato, un Monza così in alto non lo avevamo mai visto negli ultimi venticinque anni, è giusto riconoscerlo. Ci hanno accusati spesso lo scorso anno di essere troppo accondiscendenti, “servi del padrone”, ma contestare non sarebbe stato utile. Ora però… non ci piace che alla nuova società non interessino le bandiere. Andrea era sempre disponibile, pulito e umile, ma è stato messo da parte. Non pretendevamo che fosse titolare, ma che fosse rispettato. Non ci sono solo soldi o vittorie, la sua era una bella storia da tenersi nella pancia. Ora conterà solo il risultato anche per noi, e ci comporteremo come tutti i tifosi".

Avete attaccato Boateng, uno dei giocatori più “cool”.

"È stato l’esempio del fallimento di una linea. In campo e fuori dal campo, come dimostra il caso Lugano (gli 8 giocator sorpresi al Casinò a pochi giorni da una sfida decisiva, ndr). C’era un problema di spogliatoio e l’incapacità di gestirlo".

I critici dicono che i tifosi del Monza sono solo 4 gatti?

"E grazie al cielo che ci sono, negli ultimi 25 anni se non fosse stato anche per gente come noi, che seguiva la squadra in giro per tutta l’Italia, portava da mangiare, pagava le camere di albergo, trovava campi in cui allenarsi... il Monza sarebbe sparito".

Uno degli slogan del nuovo Monza era “Sarà romantico”...

"Forse romantici siamo solo noi, gli altri un po’ meno".