Green pass, piccole e grandi aziende col dilemma delle assenze: sarà un lunedì nero?

Per mercoledì il sindacato Usb annuncia una nuova protesta ai cancelli della St di Agrate. Problemi nelle realtà familiari, come Mycroclean

Stamattina riprendono i controlli ai tornelli delle fabbriche, come già avviene da tempo n

Stamattina riprendono i controlli ai tornelli delle fabbriche, come già avviene da tempo n

Secondo giorno di Green Pass, lunedì nero per le piccole aziende e conta delle assenze nelle grandi. Problemi per tutti, alla St di Agrate il sindacato Usb chiede di nuovo che il governo "elimini il vincolo della carta verde". A ribadire la posizione della sigla che mercoledì protesterà di nuovo ai cancelli dell’azienda più grande della Lombardia è il delegato Gianluca De Angelis: "Vaccinarsi è una una scelta personale e non obbligo – spiega –. Non possiamo accettare il green-pass che è uno stratagemma del governo per aggirarlo. E’ un provvedimento senza eguali in Europa: discrimina e divide i lavoratori, non si può pagare per guadagnarsi lo stipendio, i test devono essere a carico della proprietà. Ma la direzione ha escluso qualsiasi tipo di supporto". Stamattina riprendono i controlli ai tornelli, St ha confermato che sta verificando la carta verde del 100% di chi entra nel sito. Intanto, il colosso del chip monitora le assenze per calcolare l’impatto effettivo del decreto. Non ha bisogno invece di grandi calcoli un’altra agratese, Milena Baroni, ceo di Mycroclean, l’azienda dell’abbigliamento aerospaziale fra i primi produttori di mascherine dallo scoppio della pandemia. "Con la gestione del Green Pass noi piccole a conduzione familiare siamo nei guai fino al collo. Ho 24 dipendenti e alcune di loro oggi non potranno prendere servizio perché non sono riuscite a fare il tampone: non ci sono posti. Le norme prevedono che possiamo sostituirle, ma la legge non tiene conto della realtà: primo, è contrario alla nostra filosofia, secondo, il personale non si rimpiazza schioccando le dita. Vorremmo solo lavorare e stavolta non è proprio possibile". Produzione rallentata, problemi organizzativi "freni alla ripresa – dice Baroni – o intoppi anche per chi come noi ha osservato un distanziamento ferreeo da sempre. Altrimenti, non avremmo potuto rispondere alla domanda di mascherine che ci ha investiti 18 mesi fa, quando non ce n’erano". Per la piccola ditta brianzola il vero scoglio "è convincere chi non vuole vaccinarsi a ricevere le dosi. Ma credo sia impossibile far cambiare idea a chi non se la sente – sottolinea la titolare –. Il problema è mettere tutti in condizione di ottenere la carta verde, ecco perché servono deroghe all’obbligo".