Graffiti d’autore contro il degrado

La collezione di opere d’arte realizzate da Riccardo Gaffuri oggi decora i muri grigi del tunnel di via Rota

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di Marco Galvani

Il premio Nobel Rita Levi Montalcini e Sharbat Gula, il volto dell’Afghanistan, ritratta dal fotografo Steve McCurry nel 1984 all’età di soli 11 anni.

L’emancipazione e la sottomissione. Un duello. Come il nome della collezione di opere d’arte realizzate da Riccardo Gaffuri, prestate a decorare i muri grigi del tunnel di via Rota.

"Duels perché si contrappongono mondi diversi. Ogni duello è una storia diversa – racconta l’artista –. Oltre ai volti c’è uno sfondo che lo racconta: da una parte è una rappresentazione del sistema nervoso, dall’altra è una decorazione tipicamente mediorientale contaminata dai colori, gli stessi colori che si ritrovano nell’altra metà. Con il bianco e nero che progressivamente si colora in un processo di emancipazione che deve comunque accadere".

L’originale è un olio su pannello semimetallico, mentre quella portata a Monza è una riproduzione partendo da una foto iniziale poi stampata con tecnica UV su una speciale carta da parati. Proprio come l’altro murale intitolato “Artists contro discrimination“, dove l’artista è ritratto con i suoi pennelli e i suoi colori che tendono a migrare verso la parte destra del quadro per contaminare il grigio e nero, ovvero la discriminazione, rappresentata dal protagonista del film del 1990 “Edward mani di forbice“. Per ricordare che "al posto di una finzione, ogni giorno, ci sono persone reali, che provano sulla propria pelle il bruciante marchio della discriminazione".

Certo, "l’artista non è in grado di cambiare il mondo, ma attraverso le sue opere può sicuramente far riflettere su alcuni aspetti importanti". E Riccardo ha una corposa galleria di duelli tra grandi personaggi della storia che innescano riflessioni sui temi della vita. Ecco perché, dice, "non mi piace essere definito soltanto uno street artist". Riccardo è anche e orgogliosamente di più uno sperimentatore, con la missione di provocare per lanciare dei messaggi. Non a caso la sua è sticky art, arte da attaccare. Sui muri, lungo le strade. Sulle pareti cieche dei palazzi. Seguendo l’ideologia della diffusione dell’arte alla Andy Warhol, "le serie di opere erano delle riproduzioni continue, un concetto quasi pubblicitario".

Che poi è il senso del programma del FuoriSalone 2022 M@D (Monza arte diffusa) portato avanti insieme con Leo Galleries. E "certo che mi piacerebbe poter trasformare Monza in una galleria a cielo aperto", confessa Riccardo, che a Monza ci è nato prima che il suo lavoro di architetto e artista lo portasse fuori città. Talento, curiosità, contaminazione, ricerca sono i pilastri della sua arte. Che lo hanno portato anche a collaborare con Michele Penna nel progetto The legend artists: insieme hanno esposto in piazza San Pietro Martire un’opera (The prison_4) entrando nella terza dimensione, una scultura che rappresenta quattro cellulari giganti collegati ai quattro elementi della vita (terra, aria, acqua e fuoco): "Il cellulare è un gigantesco spazio virtuale in cui noi tutti siamo immersi e attraverso cui viviamo una vita fantastica ma anche pericolosamente alienante, che può diventare anche una prigione".