CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Gli scatti mai visti di Vivian Maier. Alla Villa Reale la grande mostra della fotografa della quotidianità

Da oggi al 26 gennaio al Belvedere 220 opere dell’artista che ha raccontato l’America del dopoguerra .

Da oggi al 26 gennaio al Belvedere 220 opere dell’artista che ha raccontato l’America del dopoguerra .

Da oggi al 26 gennaio al Belvedere 220 opere dell’artista che ha raccontato l’America del dopoguerra .

“Unseen. Le foto mai viste di Vivian Maier“. È il titolo della mostra che rende omaggio a una delle pioniere e massime esponenti della street photography. Appuntamento per appassionati e neofiti della fotografia al Belvedere della Villa Reale di Monza da oggi fino al 26 gennaio. Realizzata da Vertigo Syndrome, in collaborazione con diChroma photography, “Unseen“ è la mostra più importante mai allestita in Italia su questa riservatissima artista "collezionista del mondo", come la definisce la curatrice Anne Morin. Nella cornice calda e accogliente del Belvedere della Villa si snoda una serie di 220 opere fra stampe in bianco e nero e a colori, foto provini, filmati e registrazioni audio originali, visibili per la prima volta dalla mostra co-prodotta dal Fotografiska di New York in collaborazione con il Grand Palais di Parigi. Vivian Maier, classe 1926, faceva la “tata“ a tempo pieno, crescendo i bambini degli altri, nell’America degli anni ‘50, ’60 e ‘70, in cui chi non era parte del sogno americano non esisteva. Vivian reagiva alla non-esistenza con la fotografia. Gli oltre 120mila negativi scattati dal 1950 al 1994 la riprendono in oltre 500 pose, una serie di selfie ante litteram, e spaziano un’immensa gamma di soggetti. "Con la sua Rolleyflex – racconta la curatrice – ha immortalato dai banchieri di Midtown, ai senzatetto dormienti sulle panchine dei parchi, alle coppie che si baciano. Sono persone umili, quelle che non esistono, nella loro essenza quotidiana. Il suo lavoro è rimasto sconosciuto, conservato chiuso dentro centinaia di scatole, quasi fino alla morte, e scoperto nel 2007 da John Maloof, uno scrittore di Chicago che ha ritrovato i negativi delle foto in un box pieno di cianfrusaglie acquistato all’asta e un tempo appartenuto all’artista. Maloof si è dedicato alla promozione della sua eredità. La mostra si apre con un nucleo di lavori iconici, gli autoritratti, realizzati attraverso diversi processi visivi. Prosegue raccontando le strade di New York e di Chicago tra il 1951 e i 1956 e immortalando gesti e reazioni spontanee. Nel dopoguerra, accompagnata dai bambini di cui si occupa, posa lo sguardo sugli esclusi del grande sogno americano. Il periodo più felice è quello di Chicago, dove cresce per 11 anni i bambini della famiglia Gensburg. In quel periodo fotografa gli operai, sperimenta la foto a colori e negli anni ‘60 il connubio tra fotografia e cinema. Filmava frontalmente, senza artifici né montaggi la realtà e poi fotografava, anticipando e cogliendo l’attimo esatto in cui il gesto accade. Una sezione è dedicata al mondo dei bambini, fra espressioni, mimiche, sguardi, lacrime e giochi. L’ultima fase è dedicata all’astratto visto da vicino, quando ormai nulla di gioioso può più accadere. La mostra è aperta mercoledì, giovedì e venerdì (ore 10-16); sabato, domenica e festivi (10.30-20). Lunedì e martedì chiuso. Biglietto intero 16,50 euro, ridotto Musei civici 12. Bambini 6 euro. Chiara Spinnato e Filippo Giunti, titolari di Vertigo Syndrome, sfidano le mostre noiose, quelle solo per addetti ai lavori e intolleranti ai bambini a cui dedicano uno spazio ad hoc per raccontare a modo loro quello che hanno visto. "La mostra di Vivian Maier – osserva l’assessora alla cultura Arianna Bettin – completa la ricca offerta dell’autunno monzese. Contribuisce all’ampia proposta dedicata alla fotografia che ha preso avvio ufficialmente in settembre con il progetto Monza Photo Fest".