
Gli scarti di produzione diventano arte. Metamorfosi di classe alla Sarno-Display, la fabbrica del packaging per gioielli, occhiali e cosmetici con 14 milioni di fatturato e 90 addetti che il virus non ferma.
Un nuovo tassello nel puzzle dell’economia circolare per il marchio di Carnate, parte al 100% del gruppo Gatto Astucci. Dopo aver incorniciato una serie di importanti certificazioni green, in via Galilei hanno trovato il modo di recuperare la plastica. Per nobilitarla hanno chiesto aiuto al duo di Seregno BettyBellù, Elisabetta Orsenigo e Anna Bellù ne hanno fatto quadri che non lasciano indifferenti mescolando gli avanzi delle linee con chiodi aghi, ferro per celebrare archetipi femminili.
Nella catena dell’azienda che ha il sostenibile come missione, "non poteva mancare la social innovation - spiega Cristian Paravano, amministratore delegato – grazie all’opera delle artiste ridiamo vita a materiale morto. Un’iniziativa che si inserisce a pieno titolo nella nostra filosofia: tutto qui nasce da materia prima riciclata, con questo recupero offriamo ciò che facciamo a tutti. Credo che l’arte elevi la visione del business".
Per le pittrici "è una sfida vinta. Abbiamo dimostrato ancora una volta che non esistono materiali che non possano rinascere in un’opera. Un destino riservato anche a ciò che si avviava al macero. Sarno Display ha fatto una scelta innovativa". Da tempo nel sito industriale brianzolo l’intero ciclo produttivo è regolato dall’attenzione alle risorse, una pratica che ha portato a ottenere importanti riconoscimenti in diversi campi - qualità ed efficienza; responsabilità sociale d’impresa; sicurezza sul lavoro – culminati nel Bilancio di sostenibilità e in mutamento organizzativo e di filiera che si svilupperà entro il 2022.
"Temevamo che la crisi sanitaria rallentasse le nostre ambizioni, invece, è stata l’occasione per ripensarsi ulteriormente – sottolinea Paravano -. Ci ha offerto la possibilità di cambiare abitudini, qui, il rispetto dell’ambiente è una forma mentis, un modo di essere con cui approcciare ogni aspetto della vita".
Il processo è cominciato nel 2013: "Uscivamo da un periodo difficile e dovevamo trovare una strada nuova, abbiamo puntato sul settore del futuro trasformando l’attenzione alle fonti e alle persone in un’azione di sistema, uscendo da una logica episodica". Ora, nel cammino del marchio nato nel 1969 c’è spazio anche per l’arte.
Barbara Calderola