Basta entrare in una sala gioco per rendersene conto. Nulla è lasciato al caso, a cominciare da piccoli dettagli come l’assenza di orologi "perché il giocatore possa perdere la cognizione del tempo". Chi lavora al Nucleo gioco patologico lo sa. Entrare a contatto con sale giochi e giocatori patologici è fondamentale per capirci qualcosa. E per comprendere con cosa si ha a che fare.
Racconta Claudio Rotelli, uno degli agenti più esperti del settore, in cui bazzica per lavoro da anni e che oggi ricopre la carica di assistente scelto del Nucleo presidio quartieri, mercati e ludopatie: "Nulla è lasciato al caso, persino gli sgabelli, che sono progettati per ruotare e tornare naturalmente sempre verso lo schermo".
Ci sono poi sempre più diffuse anche le cosiddette postazioni Vip, una sorta di appartamenti in cui il giocatore in posizione semisdraiata e con davanti due schermi e una pulsantiera "può ordinare cibo e bevande senza avere nemmeno la necessità di alzarsi interrompendo la connessione costante con il gioco".
Ci sono poi regole non scritte, una sorta di codice segreto noto soltanto ai giocatori incalliti per sapere come comportarsi in determinati frangenti: ad esempio, dato che i giocatori sono spesso gelosissimi della propria postazione e macchinetta, convinti che a un certo punto, magari dopo tantissime perdite, quantomeno per ragioni statistiche "quel maledetto aggeggio" dovrà giocoforza cominciare a pagare, utilizzano piccoli segnali per impedire ad altri giocatori di prendere il loro posto qualora abbiano la necessità di abbandonare la postazione. "Uno dei segnali più diffusi è quello di lasciare un bicchierino di carta vicino alla macchinetta per indicare agli altri avventori che è "occupata". E guai a chi si arrischia ad avvicinarsi...". In frangenti estremi, ne possono scaturire liti furibonde e scazzottate. È accaduto.
Di aneddoti ce ne sono parecchi. "Una sera in una sala giochi c’era una signora abbastanza distinta che giocava in contempoporanea su due slot e in poche ore ci ha perso 1.200 euro. Ci sono anziani capaci di giocarsi tutta la pensione il giorno in cui la ritirano. I minorenni non possono entrare nelle sale giochi ma di recente ne abbiamo chiusa una per dieci giorni proprio per questo, perché ci abbiam trovato dentro due ragazzini". O come in uno degli ultimi Capodanni, quando gli agenti della polizia locale di Monza sono stati costretti a intervenire in una sala giochi in cui un giocatore stava dando in escandescenze, convinto che qualcuno avesse manomesso la sua postazione e la sua slot machine, alla quale aveva già perso la bellezza di 400 euro senza vincere mai. "Era disperato all’idea di tornare a casa senza un quattrino".
"È proprio con questi giocatori disperati - fa notare Gerardo Esposito, commissario capo coordinatore della polizia locale - che si hanno più possibilità di farli aprire intercettando un bisogno di aiuto, proprio in questo modo contiamo di riuscire ad accompagnarli verso un percorso di disintossicazione e di cura".
La fascia media di età del giovastore patologico si aggira fra i 40 e i 65 anni, mentre la fascia sociale è trasversale. Prevenzione ma anche sanzione. I controlli servono: il mese scorso gli agenti del nuovo Nucleo che la polizia locale ha istituito per contrastare il gioco d’azzardo patologico hanno trovato un locale con tre slot che non risultavano collegate all’Agenzia delle Dogane, un sistema a cui si ricorre per sfuggire ai controlli ed evadere la tasse. Bisogna tener conto che raramente si vince davvero - fanno notare dal Nucleo - , anche se un 60% delle giocate dovrebbe tradursi in vincite per i giocatori, con un algoritmo che decide come e quando deve accadere.