ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

Fossati Lamperti, la rinascita. Pilotto scommette sul futuro: "Tornerà un sito d’eccellenza"

L’obiettivo del sindaco per riqualificare una delle aree dismesse più importanti di Monza. La linea è chiara: privilegiare la vocazione produttiva. E poi servizi e zone dedicate al verde.

L’obiettivo del sindaco per riqualificare una delle aree dismesse più importanti di Monza. La linea è chiara: privilegiare la vocazione produttiva. E poi servizi e zone dedicate al verde.

L’obiettivo del sindaco per riqualificare una delle aree dismesse più importanti di Monza. La linea è chiara: privilegiare la vocazione produttiva. E poi servizi e zone dedicate al verde.

Farla tornare un sito produttivo d’eccellenza, con intorno un impianto urbanistico che si armonizzi e dialoghi con l’area circostante, secondo i bisogni presenti. Il sindaco di Monza, Paolo Pilotto, si sta occupando di recuperare una delle maggiori aree dismesse di Monza, quella della ex Fossati Lamperti (cotonificio che fu tra le fabbriche più importanti della città), che con i suoi 84mila metri quadri rappresenta oggi uno dei luoghi la cui posta per il recupero è più alta. Nel bilancio di previsione 2025-2027, nella voce entrate da alienazioni di quest’anno, compare la cifra di 14 milioni di euro: come ha rilevato in aula la consigliera del Gruppo Misto Martina Sassoli non può che essere collegata al valore patrimoniale di quest’area, che ora si sta cercando di recuperare cedendola a soggetti privati, dopo più di 30 anni d’abbandono. Il primo cittadino ha le idee chiare e ha già tracciato le linee di come procedere.

"L’orientamento adottato per il recupero della ex Fossati Lamperti è quello di privilegiare la vocazione produttiva dell’area – afferma Pilotto –, nel rispetto e in continuità con la sua storia e nella consapevolezza che la vocazione produttiva della città è ancora importante. Il tentativo è riuscito nelle aree ex Singer ed ex Zucchi, dove si è continuato a produrre con aziende floride". "Si tratterebbe di un manifatturiero contemporaneo – prosegue –, che si riesce a collocare anche in contesti residenziali. Oggi quando si entra in certi padiglioni industriali sembra di essere in una sala operatoria. Non parliamo più delle vecchie industrie con i coni di fumo e rumori frastornanti". In parte minoritaria poi, si vuole lavorare a servizi, residenziale e verde. "Abbiamo voluto escludere la possibilità di destinare l’area a residenziale, anche se per le casse comunali frutterebbe molto di più – chiarisce il sindaco –. Se ci sarà residenziale sarà per costruire qualche punto di edilizia tematica, ad esempio per studentati. E poi servizi, in particolare attività formative connesse al mondo del lavoro. Stiamo lavorando a una rilettura complessiva dell’area che consideri i nessi di comunicazione interni alla città, come la futura fermata di metropolitana". "La parte che dà verso il sedime ferroviario poi – continua – vogliamo che diventi una fascia verde". Il Comune non ha ancora sollecitato il mercato rispetto a queste intenzioni. Ma lo farà. La scommessa è di riuscire a superare l’impasse dell’ultimo ventennio.

In passato c’è chi pensò di trasformarla nella cittadella giudiziaria con Tribunale e Procura, senza che il progetto andò in porto. L’ex giunta Scanagatti lavorò con il Politecnico di Milano a un complesso progetto di recupero (con albergo, residenziale e commerciale) che però non ottenne finanziatori. Allo stato attuale l’area è abbandonata e fatiscente, con una cronistoria di occupazioni di clochard e spesso scenario di consumo di droga e vandalismi. Solo una piccola parte ospita la sede della Protezione civile e un’altra area fa da appoggio a una società. A fare lievitare i costi di recupero sono i numerosi interventi di bonifica necessari e i vincoli della Soprintendenza sugli storici padiglioni industriali, il cui restauro dovrà essere di qualità.