A giorni si saprà il nome dell’acquirente, chi darà continuità all’epopea del marchio nato nel garage di casa del fondatore nel 1942, ma allora si occupavano di saldatura. “L’aggiudicazione è in corso”, ha confermato Valerio Fabiani, consigliere per il lavoro e le crisi aziendali della Regione Toscana. Sembra una beffa, ma non è così: la casa madre è rimasta esclusa dal perimetro dell’asta, i muri della fabbrica al confine fra Velasca e Usmate sono di un’altra società e i macchinari erano in leasing. Condizioni che non hanno permesso ai tecnici che l’hanno guidata per ordine dei giudici verso la seconda vita, di metterla all’incanto. “Qui, si pagava un affitto esorbitante”, ricorda il sindacalista. A luglio, il primo incontro al ministero dopo la svolta, l’ennesimo colpo di scena in una crisi cominciata nel 2021 e andata avanti per tre anni. Una soluzione non c’era, salvo il fatto che per continuare a timbrare il cartellino, i brianzoli avrebbero dovuto trasferirsi a Terranuova, “l’azienda avrebbe pagato per un anno l’affitto di casa, ma nessuno ha accettato”, aggiunge il sindacalista.
Impossibile per molti cambiare vita fra i 45 e i 50 anni. Il gruppo ha cominciato a zoppicare dopo l’acquisizione da Abb del sito in provincia di Arezzo con i suoi 240 dipendenti, una situazione che si è ingarbugliata ancora di più durante la pandemia. Per subentrare, si erano fatti avanti grossi nomi, ma con Greybull-McLaren le trattative erano sfumate in zona Cesarini. Tredici mesi fa, la partita era ricominciata dall’inizio dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza da parte del Tribunale di Milano e alla fine di un paio di cambi di Cda non risolutivi.
Il timone era così passato a Maurizio Ascione Ciccarelli, Eugenio D’Amico e Gerardo Losito, gli esperti nominati dai magistrati. Inevitabile l’emorragia di personale, dei 180 in servizio a Vimercate era rimasto uno zoccolo duro. Chi è riuscito, se n’è andato. Un tonfo dall’alto. “I piani di crescita erano ambiziosi – conclude Bucchioni – oggi resta la dura realtà”.