Figlio ucciso dal papà, chiesti 9 anni e 4 mesi

Ma secondo la difesa e il perito della Procura non c’è nesso causale fra l’aggressione e l’infarto fatale: il 48enne abusava di alcol e droga

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di Stefania Totaro

Chiesta la condanna a 9 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio volontario per il padre che ha aggredito il figlio di 48 anni, poi stramazzato al suolo per un infarto. Ma per la difesa a uccidere Gianluca sono stati la droga e l’alcol di cui abusava da tempo e non il papà, che deve essere assolto dalla pesante accusa. Ieri c’è stata davanti alla giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Emanuela Corbetta la discussione del processo abbreviato che vede imputato Mario Colleoni, pensionato di 73 anni. Il fatto per cui il padre di Gianluca Colleoni è a giudizio è accaduto la mattina di domenica 9 dicembre 2018 quando l’anziano, dopo una lite con il figlio, l’ha rincorso nel giardino della loro villetta di Muggiò e l’ha colpito alla testa con un batticarne.

L’autopsia eseguita sul corpo del 48enne ha evidenziato la morte per infarto, ma la pm della Procura di Monza Stefania Di Tullio, titolare delle indagini sul decesso e rappresentante della pubblica accusa al processo, ha chiesto la condanna per omicidio volontario del 73enne concludendo, sulla base della perizia medica disposta dalla Procura, che i colpi inferti hanno causato al figlio "l’insorgenza di reazioni stressogene da aggressione" tali da provocarne la morte. Una conclusione a cui si oppone invece l’avvocata Manuela Cacciuttolo, che difende il pensionato. La legale si è rivolta per la consulenza tecnica al medico legale Arnaldo Migliorini e al professor Domenico Corrado, cardiologo dell’Università di Padova che si è occupato anche del caso Astori, il calciatore morto nel sonno per problemi al cuore. Secondo questa perizia, la reazione di stress che ha portato all’ischemia mortale di Gianluca Colleoni è stata causata non dai colpi ricevuti, ma da fatti precedenti che si sono concatenati: il 48enne aveva avuto un incidente stradale poche ore prima e aveva distrutto l’auto e, a causa dell’assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti, era in preda a uno stato di forte agitazione, che lo aveva portato a inveire violentemente tra le mura domestiche. Quindi non esiste per la difesa il nesso causale tra il decesso e i colpi inferti dall’imputato. La giudice ha quindi deciso di disporre una terza consulenza, nominando d’ufficio un proprio perito, che avalla la tesi della difesa, sostenendo l’esistenza di molti fattori per la morte improvvisa del 48enne indipendentemente dall’aggressione subìta.

Non lo stress per l’aggressione, ma le condizioni di massima vulnerabilità nell’esposizione agli effetti tossici dovuti alla contemporanea assunzione di alcol e droga che lo predisponevano alla morte improvvisa. La giudice deciderà l’1 dicembre. Al processo si è costituita parte civile per il figlio di 10 anni la ex compagna di Gianluca Colleoni, la cui relazione sentimentale era naufragata dopo la nascita del bambino. Lei se ne era andata con il piccolo, mentre il 48enne era tornato a vivere con i genitori, che avevano provato in cento modi ad aiutarlo, senza riuscire però a farlo uscire dal tunnel. Intanto dallo scorso dicembre Mario Colleoni ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari ed è tornato in libertà.