Ferie per 40mila tute blu L’incognita è settembre

Aziende alle prese col rincaro delle materie prime e la difficoltà a reperirne. Alla Fimer di Vimercate settimane decisive per il futuro di 180 operai

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di Barbara Calderola

"Il mercato è nervoso, ma l’occupazione, per ora, stabile. La grande incognita è a settembre". I 40mila metalmeccanici brianzoli staccano per la pausa e i sindacati aspettano il rientro con preoccupazione.

"Il contesto è difficile e mutevole, le aziende sono alle prese con la speculazione sui prezzi delle materie prime e la difficoltà a reperirne. Per questo chi è in buona salute ha fatto scorte – spiega Francesco Caruso, segretario della Uilm-Uil Milano Monza e Brianza –. Prima delle ferie le bullonerie storiche, fornitrici dell’automotive, hanno fatto magazzino: Agrati, Fontana e Brugola si sono messe al riparo dai problemi degli ultimi tempi". Per adesso "non ci sono ripercussioni sui posti di lavoro – sottolinea Pietro Occhiuto, alla guida della Fiom-Cgil Brianza – ma sarà un autunno caldo per la tenuta dei salari. Il potere d’acquisto cala con l’inflazione che galoppa verso l’8% e il governo sta facendo poco: le mance non risolvono i problemi. L’8 e 9 ottobre saremo in piazza a chiedere una visione che punti su settori strategici che potrebbero presto ritrovarsi in acque difficili, penso alla siderurgia", "ma per assorbire certi contraccolpi occorre una vera politica industriale – aggiunge Caruso –. Invece le impennate dei prezzi, come sull’acciaio e la mancanza di microchip , obbligano le imprese a navigare a vista".

Massima allerta sulla filiera dell’auto "a luci e ombre". Ci sono esempi di crescita "come la Edim a Villasanta, Gruppo Bosch. Specializzata in pressofusione" e una miriade di altre invece che "si misurano con le incertezze della transizione ecologica. Tutto dipende da come sarà gestita – chiarisce Occhiuto –. Ogni situazione ha anche il rovescio della medaglia, il colosso dei semiconduttori St ad Agrate, con la carenza che c’è, ha risultati importanti".

Non è il solo caso in provincia, "anche l’Electrolux a Solaro si è risollevata dopo il Covid, ha investito e non si è più fermata. Ha appena annunciato un’altra espansione", ricorda Caruso. Resta la ferita Gianetti. "Un anno fa il ministero dello Sviluppo ci prometteva una convocazione in tempi brevi: stiamo ancora aspettando l’appuntamento – ricordano i segretari – la fabbrica ha chiuso e il personale che aveva 30 anni di servizio nel curriculum è stato costretto a misurarsi con il precariato. Da élite operaia alla selva di contratti a termine che purtroppo toccano anche ai giovani: una vergogna. A più di 50 anni hanno scoperto il lato oscuro del lavoro".

Un caso a parte Fimer, a Vimercate, 180 operai in attesa di una schiarita da gennaio sul futuro della fabbrica degli inverter solari e delle colonnine che ha un sito con 450 dipendenti anche nell’aretino acquisito due anni fa dal colosso Abb.

"Ho l’impressione che qui il mercato non c’entri", dice Occhiuto, a settembre è attesa la decisione del tribunale di Arezzo: o concordato, o fallimento.