Endoscopio usa e getta all’ospedale di Vimercate

La coordinatrice Berni Canani: "Dopo l’uso lo strumento non deve più essere sanificato e riprocessato, possiamo curare più persone"

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La prima volta di un endoscopio usa e getta in un ospedale pubblico. Vimercate passa all’Exalt, così si chiama il nuovo strumento, testato su un paziente in condizioni difficili e fila tutto liscio.

E’ successo qui e al Niguarda, i vantaggi del nuovo corso sono due: "La drastica riduzione del rischio di infezione e una migliore organizzazione", spiega la responsabile del servizio Marcella Berni Canani. E’ lei che ha voluto il duodenoscopio monouso, che non si disinfetta più alla fine dell’intervento con tutti problemi che comportava per la salute e le liste d’attesa.

Così il personale è subito disponibile per passare all’esame successivo. Ma è il benessere del malato ad avere convinto l’Asst Brianza a cambiare passo. "Per introdurre l’innovazione abbiamo scelto un’indagine delle vie biliari in un caso complesso - racconta la coordinatrice -. Si tratta di una tecnologia di ultima generazione solo recentemente adottata in clinica: siamo orgogliosi di averla già messa a disposizione del territorio. L’obiettivo è azzerare le complicanze post-esame".

"Dopo l’uso lo strumento non deve più essere sanificato e riprocessato come gli endoscopi tradizionali e questo ci permette di ottimizzare la gestione della sala: possiamo curare più gente".

A beneficiarne saranno soprattutto i fragili, l’utilizzo della nuova apparecchiatura infatti "è indicata quando il sistema immunitario è compromesso".

"Un valore aggiunto per l’offerta diagnostica di Vimercate che rappresenta un’opportunità in più per la sicurezza delle persone che si affidano a noi", sottolinea la direzione. Un obiettivo condiviso con altri reparti che stanno facendo un balzo in avanti sul fronte dell’innovazione. In otorino è appena arrivato il robot che aiuta il chirurgo a operare in pochi millimetri con un joystick che assicura altissima precisione e decorso più veloce: una telecamera montata su un braccio meccanico permette di lavorare in 3D.

"Quasi la quadratura del cerchio" per il primario Franco Parmigiani che ha introdotto la novità in sala operatoria. L’ospedale si conferma così laboratorio all’avanguardia "anche se sono sempre le persone a fare la differenza - concludono ai piani alti - le macchine da sole non servono".

Barbara Calderola