DARIO CRIPPA
Cronaca

Dopo lo scontro in tv: "Vannacci è pericoloso. Respingere i migranti porta solo altro rancore"

Gnima Seck, figlia di genitori senegalesi, è nata e cresciuta a Monza "C’è chi preferisce avere una popolazione africana ignorante e frustrata".

Dopo lo scontro in tv: "Vannacci è pericoloso. Respingere i migranti porta solo altro rancore"

Dopo lo scontro in tv: "Vannacci è pericoloso. Respingere i migranti porta solo altro rancore"

"Ma che risorse? I miei genitori non sono venuti in Italia per mettere al mondo una risorsa, come se si trattasse di un prodotto...". Gnima Seck è preparatissima e battagliera. Nata e cresciuta a Monza, 30 anni, è assurta alle cronache per il battibecco dell’altra sera in tv su Rete 4 ‘Diritto e Rovescio’ col generale Roberto Vannacci. Gnima Seck ha tanto da dire. Lavora come mediatrice culturale all’associazione Mosaico, fondata a Monza da sua madre ("il mio idolo").

"Oltre all’italiano, parlo inglese, francese e wolof, la lingua del Senegal e mi sono sempre interessata della cultura degli afrodiscendenti. Facciamo il giro dei centri migranti, tentiamo di intercettare chi è venuto in Italia. Di fatto, avevo cominciato nei centri di aggregazione giovanile per intercettare i ragazzi alle prese con la microcriminalità. Il migrante soffre di un problema di solitudine, i suoi genitori, quando ci sono, si ritrovano a dover lavorare e inseguire permessi di soggiorno. Per questo ho fondato l’associazione Diasporafrika, per condividere con gli africani di ultima generazione in arrivo in Italia ma anche con quelli di prima e seconda generazione come me, l’orgoglio della propria cultura".

Integrazione?

"Giusto, ma spesso questo concetto viene confuso con quello di annullamento delle proprie origini. Noi africani dobbiamo lavorare per essere una cultura solida. Il 26 maggio al parco Sempione di Milano ci ritroveremo con una manifestazione proprio per condividere: ognuno porterà qualcosa da mangiare tipico del proprio Paese di origine. L’integrazione non deve essere cancellazione".

Il generale Vannacci ha ironizzato sui suoi tratti somatici.

"E non si rende conto di quanto sia pericoloso. Un generale, tra l’altro candidato alle elezioni europee, è un personaggio pubblico. E dire certe cose avalla il razzismo, tanti possono sentirsi giustificati a discriminare".

La fa arrabbiare?

"Non capisco la mancanza di empatia. Chiudere le porte in faccia, non assumere, respingere, porta solo a nutrire il rancore. In Italia, quando un ragazzo va all’estero, si parla di cervelli in fuga. Se invece arrivi dall’Africa, al massimo sei una risorsa. A noi non fa piacere".

Immigrare è faticoso.

"I visti vengono spesso negati. Cosa fa un ragazzo africano bloccato in un centro di accoglienza, senza poter lavorare? Ne incontro alcuni che mi raccontano: “Io sono un sarto, io sono un artigiano, io so fare un mestiere…“. Si ritrovano imprigionati in un circolo vizioso".

E quindi?

"Lottiamo per cambiare le cose, in troppi non sono a conoscenza di genocidi come quello in Congo, in Ruanda, in Sudan delle traversate nel deserto, delle torture, dei naufragi. A livello psicologico pesa. Dobbiamo metterci nei loro panni. I miei genitori non arrivarono su un barcone altrimenti forse non sarei qui. Oggi migrare è praticamente impossibile".

Perché?

"C’è chi preferisce avere una popolazione africana ignorante e frustrata. E invece noi proveniamo da culture millenarie, dobbiamo conoscere la nostra storia ed esserne fieri. Personaggi come il generale Vannacci fomentano odio. Il mio ragazzo, biondo e con gli occhi azzurri, dal punto di vista dei tratti somatici è più occidentale di lui".

E adesso?

"Mi sarebbe piaciuto studiare, ma senza possibilità economiche non è stato possibile. Mi sono fermata al diploma al liceo socio-pedagogico. I miei sono tornati in Senegal, tutti noi immigrati vogliamo tornare a casa".