
Dopo otto mesi in trincea il dottor Domenico Picone lascia il suo ambulatorio di Biassono e si trasferisce a Monza. Sei mesi molto intensi, anche dal punto di vista umano: alla sua prima esperienza il dottor Picone, 33 anni, una specializzazione in Geriatria, porta nel cuore un ricordo indelebile.
"Ho deciso di diventare medico di famiglia perché voglio recuperare il contatto diretto con i miei pazienti - spiega -. Ho vissuto anche l’esperienza della medicina ospedaliera ma purtroppo, al di là delle patologie più gravi, il medico non ha il tempo di instaurare quel rapporto empatico che è alla base del nostro lavoro". A Biassono era subentrato, con un contratto temporaneo, a un medico andato in pensione. "Sono felice di aver vissuto questa esperienza, diventando un punto di riferimento per i miei pazienti. A causa del Covid ho perso 4 pazienti, nonostante la diagnosi precoce ed il ricovero in ospedale. Nell’ultimo anno ho svolto anche il servizio di continuità assistenziale (ex Guardia medica, ndr) e ho anche sostituito due colleghi che si sono ammalati di Covid". Sono stati mesi senza un attimo di tregua, e i numeri della seconda ondata: "Avevo 120 casi di Covid positivi su 1300 pazienti. I più colpiti senza dubbio i giovani. A novembre la nostra provincia, e Biassono non ha fatto eccezione, è stata travolta dalla seconda ondata. Ricordo quando per fare un tampone bisognava attendere 11 giorni, oggi fortunatamente solo 3". La mancanza di medici di famiglia è un grande problema. In Brianza sono circa una trentina i medici di medicina generale ancora in formazione che - come il dottor Picone - hanno scelto di ricoprire un incarico temporaneo in attesa che arrivino i medici di ruolo (i cosiddetti massimalisti). "Noi siamo un’anomalia nel sistema, e la pandemia ha fatto emergere questo problema".
Barbara Apicella