
All’incontro hanno preso parte il giornalista Luca Attanasio omonimo dell’ambasciatore ucciso in Africa il padre della vittima e diversi politici
Sono ancora troppi i conti che non tornano nella ricostruzione del tragico agguato in Congo costato la vita all’ambasciatore Luca Attanasio, originario di Limbiate, al suo carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci e al loro autista Mustapha Milambo. Molti li ha elencati l’altra sera a Solaro Luca Attanasio, giornalista romano, esperto di Africa, omonimo dell’ambasciatore ucciso. Il giornalista è autore del podcast “L’ambasciatore dimenticato“, inchiesta in cui si mettono in fila gli elementi di quella che ha tutti i connotati di una intricata vicenda internazionale che da 4 anni si sta cercando di destinare all’oblio. Lui è tra quelli che si ostinano invece a chiedere verità e giustizia, come il papà di Luca, Salvatore Attanasio, l’amico Dario Brevi e i tanti che l’altra sera hanno partecipato al dibattito organizzato dal Comune di Solaro in occasione della mostra fotografica allestita nel Polo culturale Regina Elena. Accanto alla sindaca Nilde Moretti c’erano il sindaco di Cesano Maderno, Gianpiero Bocca e la consigliera regionale Michela Palestra. Attanasio ha parlato del processo all’italiano Rocco Leone e al congolese Mansour Rwagaza, direttore ad interim e responsabile della sicurezza del Pam Congo, accusati dalla procura di Roma di gravissime inadempienze che si sono rivelate fatali. Un processo che si è concluso con un “non luogo a procedere“ per la richiesta di immunità diplomatica presentata dal Pam. L’altro processo, quello del tribunale militare di Kinshasa ai cinque presunti esecutori dell’agguato, è considerato da molti una specie di farsa per trovare capri espiatori. Una fretta e una voglia di voltare pagina mostrata anche dallo Stato Italiano che non si è costituto parte civile. "Una volta per l’uccisione di un ambasciatore si scatenavano guerre" ha ripetuto in più occasioni il papà di Luca.
Gabriele Bassani