REDAZIONE MONZA BRIANZA

Dna sostenibile. Agrati, esempio in tutto il mondo

Il Gruppo di viti e bulloni leader nell’automotive entro il 2039 avrà una produzione carbon neutral.

Dna sostenibile. Agrati, esempio in tutto il mondo

"Per noi di Agrati, sostenibilità significa trattare la Terra come trattiamo la nostra azienda: ci prendiamo cura di lei per renderla sana e forte. Per darle un futuro che possa dare valore anche a chi verrà dopo di noi". Andrea Costantini, vice presidente esecutivo del Gruppo Agrati, è l’uomo della sostenibilità. Intesa come "modo per lavorare in maniera intelligente e occasione per fare innovazione". Nata nel 1939 come piccola azienda meccanica votata alla produzione di viti in legno, oggi è un Gruppo mondiale che ha mantenuto il quartier generale a Veduggio con Colzano e realizza con tecnica ed eccellenza sartoriali bulloni, dadi e viti per il mondo dell’automotive. Un settore che tra i primi ha iniziato a percorrere la strada della sostenibilità. E questo ha fatto anche la Agrati. "Ci siamo posti il 2039 come data per rendere la nostra produzione carbon neutral – detta il passo Costantini –, seguendo tre direttive: ridurre la Co2 dei nostri impianti produttivi, acquistare all’esterno energia pulita e lavorare sull’indotto che, al momento, rappresenta l’80% delle emissioni prodotte dalla nostra filiera". Ma sostenibilità non è soltanto abbattere o eliminare l’inquinamento, "vuol dire anche investire nella formazione, nel capitale umano e nel rispetto dei diritti umani, ad esempio", sottolinea Costantini, ai vertici di un Gruppo che conta 2.500 dipendenti in servizio nei 12 impianti produttivi tra Italia, Francia, Stati Uniti e Cina.

Agrati diventa, così, il buon esempio da seguire. Nel solco di un’attenzione verso la sostenibilità cresciuta negli ulitmi anni. Anche se dall’ultima indagine tra le imprese emerge che il 75% non predispone una reportistica di sostenibilità.

Inoltre, il livello di consapevolezza relativo alle novità introdotte dalla nuova normativa europea è basso:

il 30% non ne è conoscenza e il 37%, pur avendone sentito parlare marginalmente, non l’ha ancora approfondita e non ha effettuato valutazioni. All’interno di tale contesto, l’Unione Europea che si

è posta come pioniera dello sviluppo sostenibile, ha attuato una serie di riforme volte a rendere le imprese consapevoli e responsabili del proprio impatto ambientale e sociale. Già a partire dal prossimo anno.

M.Galv.