Derubava e perseguitava la padrona di casa, disoccupato a processo

Il caso venuto alla luce per una multa contestata dalla vittima, ma l’imputato nega ogni accusa: "Si faceva comprare la cocaina"

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Derubata e perseguitata nella sua casa dall’uomo a cui aveva affittato la mansarda dell’appartamento, tanto da essere costretta a chiudersi a chiave nella camera da letto. È l’accusa di cui deve rispondere G.B., un 42enne detenuto per questa vicenda e imputato di appropriazione indebita ed estorsione in un processo iniziato al Tribunale di Monza.

Parte offesa, che non si è costituita parte civile nel procedimento per avere un risarcimento dei danni, una 65enne monzese, che è stata convocata dalla pm della Procura di Monza Sara Mantovani, rappresentante dell’accusa, a testimoniare in aula davanti ai giudici. "Nell’ottobre 2020 ho messo in affitto la mansarda di casa mia su un sito per annunci per 350 euro al mese - ha raccontato la donna - L’ho data in affitto a G.B. perché mi ha commosso dicendo che gli serviva un posto per dimostrare al giudice che aveva una casa e così poteva vedere la sua bambina dopo la separazione dalla compagna e che aveva perso il lavoro a causa del Covid e poteva contare sul reddito di cittadinanza. Non mi ha sempre pagato l’affitto e il suo comportamento si è rivelato ingiurioso e aggressivo". Secondo la 65enne "G.B. aveva una fidanzata e la portava a casa, c’era un viavai di gente, usavano la cucina e prendevano anche il mio cibo dal frigorifero. Lui aveva voluto le chiavi della mia auto, me le aveva prese, anche se gli avevo detto che non aveva l’assicurazione perché non avevo i soldi per pagarla. Poi a tutte le ore veniva a piangere e pregarmi di dargli il mio bancomat perché aveva bisogno di soldi. Mi sfiniva a tal punto che io mi chiudevo a chiave nella mia camera per non essere tormentata". Il 42enne, che è indagato anche per circonvenzione di incapace nei confronti di un anziano, è accusato di essersi approfittato delle condizioni di depressione della 65enne, sopraggiunta dopo avere affrontato due tumori.

"Ho scoperto che sono stati fatti dei prelievi di denaro con il mio bancomat e da casa, quando se ne è andato a metà febbraio, sono spariti un computer portatile e un telefonino. Io non lo volevo denunciare, ormai se ne era andato e io ho cambiato casa, ma mi è arrivata una multa presa per essere passato con il rosso sulla mia auto e, quando sono andata dai vigili a dire che la macchina non l’avevo usata io, mi hanno detto di andare dai carabinieri".

L’imputato, presente in aula al dibattimento, ha negato tutte le accuse. "Io ho sempre fatto il restaurant manager nei locali ma poi ho perso il lavoro a causa del lockdown durante la pandemia - ha raccontato il 42enne - Per me la signora era come una mamma perché io la mia di mamma l’ho persa. Era lei che per la depressione non voleva uscire di casa e mi dava il bancomat per andare a prelevare e a farle un po’ di spesa usando la sua auto. Con lei dividevamo anche il costo della cocaina che io le procuravo e che consumavano però separatamente". A ottobre la discussione del processo.

S.T.