Dalla Villa Reale fino al Quirinale: viaggio nella storia di un trasloco

Dopo il regicidio i Savoia abbandonarono Monza, ricostruite le fasi della dismissione di migliaia di pezzi

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Alcuni arredi preziosi non torneranno mai più in Villa Reale. Dai mobili raffinati, fino ai pannelli cinesi di seta dipinta che rivestivano le pareti del salotto della camera da letto dell’Imperatore di Germania, allestita in occasione della visita di Guglielmo II nel 1889. Non torneranno indietro nemmeno i dodici pezzi unici, i seggioloni con i segni zodiacali realizzati dallo scultore veneto Andrea Brustolon, ribattezzato “il Michelangelo del legno“. Erano divisi fra l’appartamento di Vittorio Emanuele III e quello della moglie Elena di Montenegro.

Oggi si trovano tutti insieme nella Sala dello Zodiaco del Quirinale, dove sono arrivati da Monza nel 1919. "Musealizzati", spiega l’architetta Marina Rosa, già funzionaria responsabile della Villa Reale per conto della Soprintendenza ai Beni ambientali e architettonici di Milano, progettista e direttrice dei lavori di restauro negli anni Novanta e oggi presidente del Centro di documentazione residenze reali lombarde. "Da un secolo questi preziosi pezzi sono al Quirinale e oggi fanno parte di un percorso di visita. Non ha più senso pensare di riportarli in Villa Reale, dove si può invece pensare a un progetto con la realtà aumentata", spiega la studiosa.

Marina Rosa con il suo gruppo di lavoro ha seguito a ritroso il filo rosso della dispersione degli arredi della Villa Reale, caduta in disgrazia con i Savoia dopo il regicidio del 1900, quando Umberto I fu colpito a morte dalle revolverate dell’anarchico Gaetano Bresci mentre rientrava da un saggio di ginnastica alla vicina Forti e Liberi. La reggia venne abbandonata e sulle sue stanze cadde quella che venne chiamata la maledizione dei Savoia: chiusa prima, utilizzata come rifugio dei profughi e altre destinazioni, e lasciata all’incuria per decenni. Quando Vittorio Emanuele passava in treno da Monza, si dice che abbassasse le tendine proprio per non vedere più la città: cancellata.

Questo pomeriggio alle 14.30 Marina Rosa ricostruirà il trasloco attraverso un inventario del Quirinale datato 1919 in un convegno a Palazzo Reale a Milano dedicato proprio alla storia di queste dimore. La data della svolta è il 3 ottobre 1919: con regio decreto Vittorio Emanuele III sanciva, all’indomani della prima guerra mondiale, la consegna di una parte dei beni della Corona al Demanio dello Stato.

Gli arredi finirono al Quirinale, nelle ambasciate e in vari uffici pubblici, compresa la Soprintendenza.

Il lavoro di ricognizione all’interno della Soprintendenza è partito nella seconda metà degli anni Novanta. Davanti al gruppo di lavoro, otto armadi di documenti e nove fondi dell’archivio storico della Villa Reale. Sotto la lentre, la bolletta numero 300, contenente un lungo elenco per un totale di 465 oggetti del valore complessivo di 74.918 lire di allora: tutti arredi e suppellettili destinati dall’architetto Achille Majnoni d’Intignano ad arredare gli appartamenti del Gran Cacciatore e del Gran Scudiere e a integrare i già fastosi interni del complesso del Quirinale: tavolini, consolle, canapé, poltrone e sedie adornati da preziosi rivestimenti che richiamavano le tende, i copriletti e le tappezzerie. Di questi pezzi, 85 furono classificati nella bolletta come deperibili, mentre altri 22 sono stati scaricati nel corso del tempo perché deteriorati o dismessi. Due terzi dei restanti 358 piccoli e grandi tesori della Villa Reale sono stati rintracciati.

"La Villa Reale era la residenza che aveva avuto la maggiore campagna di allestimento attraverso l’acquisto di mobili antichi, spendendo tante risorse dal 1882 in poi. Era la più ricca", ricorda Marina Rosa. Naturale che i pezzi migliori fossero spostati a Roma. "Majnoni in persona scelse gli arredi per il Quirinale. Lui era un cultore e scelse le cose più antiche e preziose, molte provenienti dalla villa di Stra nell’epoca della restaurazione con Massimiliano d’Asburgo". Tra i pezzi più pregiati, oltre ai seggioloni dello scultore Brustolon, sei gruppi di quattro poltrone, quatttro sgabelli e una serie di quattro canapé.

Sono più di quattromila in totale i pezzi preziosi scomparsi dalla Villa Reale: oltre ai beni retrocessi al Demanio e a quelli saccheggiati nel tempo (cornici di camini, porte, maniglie pregiate, stucchi) ci sono quelli di proprietà privata, spostati in altre residenze di Casa Savoia e in alcuni casi recuperati per il riallestimento degli appartamenti di Umberto e Margherita, i cui restauri sono stati curati dalla Soprintendenza. Una storia a sé è quella della camera da letto di Umberto I. Vittorio Emanuele III chiese all’architetto Majnoni di trasformarla in cappella e il ministero della Real casa dispose di conseguenza di spostare a Torino i mobili che non fossero utili al progetto. Altri mobili andarono invece alla residenza di Racconigi, ad eccezione del salotto egiziano, finito al Quirinale. Il letto azzurro del re, ora rientrato, proviene da Torino. I preziosi tavolini da gioco della bottega del Maggiolini, scelti dopo il ’19 per essere inviati alle ambasciate, furono invece trovati negli uffici dellaSoprintendenza.

"Oggi riportare a Monza dal Quirinale questi oggetti sarebbe scorretto, poiché furono mandati a Roma con la precisa volontà di salvarli dalla distruzione dopo la dismissione della Villa Reale", continua Marina Rosa, che punta piuttosto a un percorso che affianchi alle sale riallestite la realtà virtuale. "Abbiamo proposto un recupero virtuale degli appartamenti dell’imperatore di Germania", annuncia. Un’idea sulla scia del recupero virtuale dei Giardini Reali, da godere nella loro ricostruzione storica attraverso appositi visori, già sperimentato la scorsa estate.