Corruzione in sanità, 12 medici arrestati e 6 sospesi dall'attività

Soldi e regali a medici di base che "reclutavano" i pazienti e ortopedici che avrebbero favorito l'acquisto di protesi di "bassa qualità"

Il Tribunale di Monza

Il Tribunale di Monza

Monza, 14 settembre 2017 -  Sono 12 in totale i medici arrestati, tra cui tre chirurghi specialisti in ortopedia finiti in carcere e nove (sei specialisti e tre medici di base) ai domiciliari, nell'inchiesta della Procura di Monza su un presunto giro di mazzette per favorire una società francese fornitrice di protesi che sarebbero state anche di "bassa qualità". Stando a quanto chiarisce il procuratore Luisa Zanetti, per altri sei medici di base è stata applicata la misura cautelare della "sospensione dall'esercizio dell'attività di medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale". Nell'inchiesta, inoltre, con al centro le accuse di associazione per delinquere, corruzione e falso, contestate a vario titolo, sono finiti in carcere anche un responsabile commerciale e un agente di zona della società fornitrice di protesi, indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Per un agente di commercio, invece, è stata disposta la misura dell'obbligo "di dimora nel Comune di residenza".

Secondo quanto emerso dalle indagini i medici avrebbero ricevuto denaro, regali, viaggi gratuiti, vacanze, partecipazione a convegni e cene e in cambio avrebbero favorito l'acquisto da parte di alcuni ospedali, tra cui il Policlinico di Monza, delle protesi di "bassa qualità" prodotte dalla multinazionale. Le protesi avevano prezzi compresi tra i 1.500 e i 2.500 euro. I medici di base compiacenti, ha chiarito il procuratore Luisa Zanetti, per aumentare il numero delle persone a cui impiantare protesi e in cambio di denaro avrebbero "messo a disposizione dei chirurghi ortopedici individuati dai venditori di protesi il proprio ambulatorio, nonché 'reclutato' fra i propri pazienti", quelli da sottoporre "a visita specialistica" dei chirurghi. I medici di base per il "disturbo" (da qui il nome dell'inchiesta) avrebbero ottenuto un "corrispettivo fisso" di 300 euro al mese dai venditori di protesi e il 20%, circa 80 euro, sul pagamento di ogni visita incassato dagli specialisti. 

In alcuni casi "per incrementare il numero degli intereventi", i medici di base avrebbero chiesto ai colleghi di "attestare falsamente la propria presenza in sala operatoria, come secondo operatore, durante gli interventi per l'impianto di protesi, in violazione delle disposizioni regionali che impongono la presenza di due chirurghi durante gli interventi".  Stando alle indagini, inoltre, ci sarebbero state delle vere e proprie "corsie preferenziali" per portare al Policlinico di Monza pazienti da altre regioni per gli interventi chirurgici con l'utilizzo delle protesi. Prestazioni private in regime di convenzione pagate però "dalle Asl di provenienza in base agli accordi tra le Regioni interessate".