Coronavirus, il ventilatore low cost testato al San Gerardo di Monza

Studiato da 100 scienziati nel mondo è collegato al simulatore di respirazione del Dipartimento di Medicina dell’università Bicocca dell’ospedale di Monza

Carlo Mapelli, professore del Dipartimento di Meccanica del Politecnico

Carlo Mapelli, professore del Dipartimento di Meccanica del Politecnico

Monza, 1 aprile 2020 - Un centinaio di scienziati in tutto il mondo, soprattutto statunitensi e canadesi. L’intuito, la genialità e le competenze dei ricercatori italiani e di un’impresa lombarda. Sono i cardini attorno a cui ruota il progetto di un ventilatore meccanico per le terapie intensive e sub-intensive replicabile in ogni parte del mondo a basso costo.

Perché l’aspetto “rivoluzionario“ di questo prototipo è il fatto di essere "costruito con componenti reperibili facilmente sul mercato, certificati ma non coperti da brevetti, e governato da un sistema di automazione realizzato sulla piattaforma Arduino, ossia da una centralina che coordina il respiro del paziente", spiega Carlo Mapelli, professore del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano e direttore tecnico di questo progetto che vuole dare "una risposta quanto più veloce possibile ai bisogni degli ospedali in questa emergenza sanitaria".

Un modello in un certo senso “semplificato“ rispetto ai tradizionali ventilatori utilizzati fino a oggi. "Ora, però, sulla spinta di questa emergenza stiamo sperimentando nuovi materiali, e soprattutto una tecnologia open source, per facilitarne la riproduzione industriale in ogni parte del mondo - spiega Mapelli -. E questo permetterà anche ai Paesi più poveri di affrontare con apparecchiature efficaci qualunque tipo di problema respiratorio", a cominciare dal Covid-19.

Niente royalties, niente diritti da pagare. Il progetto è stato curato da Cristiano Galbiati, professore alla Princeton University, che con il ricercatore Federico Nati ha lavorato alla messa a punto del dispositivo nella ditta Elemaster di Lomagna. Ma è ancora presto per avere una data certa di quando il nuovo ventilatore potrà arrivare al letto dei pazienti anche se ha già superato la prima messa in prova: "E’ stato collegato al simulatore di respirazione del Dipartimento di Medicina dell’università Bicocca all’ospedale San Gerardo di Monza - fa il punto il professor Mapelli - per verificare che le prestazioni siano corrette. Occorre innanzitutto verificare che il volume di ossigeno sia sufficiente per il paziente e anche che la pressione che consente di convogliare in modo efficace l’ossigeno al paziente non faccia danni ai polmoni. In sostanza il ventilatore deve dilatare in modo corretto i polmoni e consentire un apporto dolce di ossigeno".

Ora si sta procedendo alla cosiddetta ingegnerizzazione del prototipo e di ogni singolo componente per poterlo mettere in produzione e consegnarlo agli ospedali. Non prima, però, della certificazione: "Di solito per certificazioni di questo tipo possono servire mesi se non anni, ma in casi di emergenza sanitaria come quella che stiamo affrontando potrebbero servire tra le 2 e le 5 settimane", chiarisce Mapelli. Dimostrazione della "capacità di fare rete anche nel mondo della ricerca – l’orgoglio di Fabrizio Sala, vice presidente di Regione Lombardia oltre che assessore a Innovazione e ricerca".