Condannato per avergli sbarrato la strada

Uomo ucciso da un automobilista ubriaco: due anni al ventenne che lo aveva fatto fermare dopo essere stato urtato durante un sorpasso

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di Stefania Totaro

Aveva sbarrato la strada con la sua auto a quella di un 60enne in via Adda, dopo un inseguimento stradale per un lieve contatto durante un sorpasso iniziato in viale Sicilia, inducendolo a scendere dalla sua vettura per un chiarimento, che però non ci fu mai perché il 60enne venne investito e ucciso da un altro automobilista risultato ubriaco. Per questa vicenda, accaduta la notte del 5 ottobre 2019 e costata la vita ad Antonio Seria, residente a Caponago, un 20enne di Brugherio, G.S., si è ritrovato imputato di concorso in omicidio stradale ed è stato condannato dal Tribunale di Monza a 2 anni di reclusione e alla sospensione della patente di guida per lo stesso periodo e in più la giudice Letizia Anna Brambilla gli ha revocato anche la sospensione condizionale della pena per un patteggiamento a 1 anno e 6 mesi ottenuta nel 2015 per incendio colposo. In udienza preliminare il 30enne di Concorezzo che ha falciato la vittima ha patteggiato la pena di 4 anni di reclusione per omicidio stradale aggravato dalla guida in stato di ebbrezza. I familiari del 60enne hanno già ottenuto un risarcimento dei danni rivolgendosi al Gruppo Giesse, gruppo specializzato in questo settore con sede anche a Monza. Ma il 20enne, difeso dall’avvocato Franco Balconi, negava il concorso nel reato sostenendo che non vi era un nesso di causa tra il comportamento dell’imputato e l’investimento mortale e che dopo il fatto il 20enne aveva messo in atto tutti gli accorgimenti previsti dal codice della strada in caso di incidente. "L’imputato, che voleva soltanto indurre l’altro automobilista a fermarsi per la constatazione amichevole, è accusato di avere intralciato la carreggiata e di non avere segnalato le vetture ferme causando l’omicidio stradale - ha dichiarato il legale nella sua arringa difensiva al processo - Ma nel corso dell’istruttoria è emerso che non c’è nesso causale perché l’eventuale condotta illecita non ha determinato l’investimento mortale. Inoltre il carabiniere che ha testimoniato ha detto che il triangolo era stato posizionato e lo ha confermato anche il passeggero dell’auto condotta dall’imputato, che indossava anche il giubbetto catarifrangente e aveva azionato la modalità torcia del suo telefonino per segnalare l’incidente e il corpo a terra fino all’arrivo dei soccorsi e delle forze dell’ordine". L’avvocato ha poi ritenuto "irrilevante la posizione del veicolo dell’imputato perché l’investitore guidava sotto l’effetto dell’alcol e quindi non sarebbe stato comunque nelle condizioni di vedere la vittima sulla strada". Una tesi che non ha convinto la giudice.

Ieri al processo il 20enne si è presentato ma non ha voluto sottoporsi all’interrogatorio. Davanti alla giudice aveva testimoniato il suo amico che viaggiava quella notte come passeggero sulla sua auto. "Io e G. eravamo in auto tranquilli quando la vittima in fase di sorpasso ha preso dentro l’auto di G., che gli ha fatto gli abbaglianti per farlo fermare, ma lui invece ha girato a destra, si è fermato, è sceso dall’auto, ma poi è risalito e ha fatto retromarcia per andarsene. Allora G. l’ha bloccato e siamo scesi, ma subito è sopraggiunta l’auto che l’ha travolto".