Condannato l’assassino di Chetra

Sette anni e 4 mesi per omicidio stradale a Filippo Di Benedetto che ubriaco e senza patente travolse il giovane.

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di Stefania Totaro

Condanna a 7 anni e 4 mesi di reclusione per l’omicida stradale che ha ucciso Chetra Sponsiello. È la pena inflitta dalla gup Silvia Pansini nel processo con il rito abbreviato a Filippo Di Benedetto, 35 anni, di Seregno, accusato di essere stato alla guida dell’auto che la sera del 17 maggio dell’anno scorso a Monza, ubriaco e senza patente, ha investito il 22enne di origine cambogiana adottato da una coppia di Civate nel Lecchese, nuotatore provetto e molto attivo nel mondo del volontariato, morto poche ore dopo in ospedale per le gravi lesioni subìte.

Il 35enne, imputato per omicidio stradale aggravato, lesioni plurime, guida senza patente e in stato di ebbrezza alcolica, fuga e omissione di soccorso, si è presentato all’udienza , così come, con un loro legale, anche i genitori adottivi di Chetra, che però non si sono costituiti parti civili in quanto otterranno un risarcimento dei danni dalla società di assicurazione o attraverso un’apposita causa civile. Non si è presentato invece l’altro automobilista rimasto lievemente ferito nell’impatto, che non si è costituito parte civile.

L’incidente era avvenuto sulla Valassina, all’altezza di Monza. Secondo quanto ricostruito dalla polizia stradale poco distante dall’imboccatura del tunnel sulla Ss 36, direzione Milano, un’Audi con a bordo una coppia di Desio era stata tamponata dalla Seat Ibiza di Chetra Sponsiello, che viaggiava insieme alla fidanzata ventenne. Un urto lieve, dopo il quale i due automobilisti erano scesi dalle rispettive vetture per controllare i danni. A quel punto alle loro spalle era sopraggiunta la Opel Corsa guidata dal 35enne di Seregno, che aveva colpito i due automobilisti: il primo era riuscito a scansarsi in tempo e aveva rimediato solo una ferita all’avambraccio, ma Chetra era stato travolto in pieno. Portato d’urgenza al San Raffaele di Milano, si era spento poco dopo.

Il 35enne, che si era dato alla fuga dopo l’incidente, era stato rintracciato dagli uomini della stradale e sottoposto all’alcol test, che aveva evidenziato un tasso alcolico nel sangue compreso fra 0.8 e 1,5 grammi per litro. Ma negava di essere stato lui alla guida dell’auto dell’amico. Contro di lui è stato decisivo il racconto di un testimone che ha confermato di averlo visto al volante della Opel Corsa prima di fuggire dopo l’investimento. La pm di Monza Franca Macchia aveva disposto per Di Benedetto la custodia cautelare in carcere. All’interrogatorio di garanzia davanti alla giudice, il 35enne ha confessato di essere stato lui alla guida della vettura, ottenendo i domiciliari. Al processo la pubblica accusa aveva chiesto la condanna dell’imputato a 8 anni.