
Prostituzione, una piaga senza tempo aggravata dallo sfruttamento
Monza, 6 agosto 2016 - Centro massaggi Tuina, via Dante 30, Monza. Parte tutto da qui. Perché in questo centro massaggi - ufficialmente intestato a una cittadina cinese - si praticava in realtà la prostituzione. I carabinieri del nucleo investigativo di Monza, nell'ambito dell'operazione 'fior di loto', hanno eseguito a Monza, Milano, Perugia, Sesto San Giovanni e Cologno Monzese un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 persone, di cui 3 italiani, una cinese e una uruguayana, emessa dal gip presso il Tribunale di Monza. Stando a quanto ricostruito. gli arrestati, facevano parte di un sodalizio dedito al reclutamento, al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione. L'attività criminale ruotava appunto attorno alla gestione di un centro massaggi ubicato in via Dante a Monza.
Le indagini sul centro massaggi sono iniziate nella primavera del 2015. In carcere sono stati rinchiusi due uomini di 44 e 56 anni, entrambi di Cologno Monzese, e una cinese di 56 (intestatari del centro), mentre le altre due donne arrestate, una 46enne di Napoli e una 43enne uruguaiana, sono ai domiciliari. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, erano le tre donne a gestire il reclutamento e l'attività delle ragazze, costrette giorno e notte all'interno del centro. I due uomini italiani curavano invece il pagamento dell'affitto dei locali e delle relative utenze domestiche, pubblicizzando il centro massaggi online, su siti dedicati agli incontri sessuali.
A fare scalpore il fatto che uno dei due soggetti italiani era un agente della Polizia locale di Milano. Il comandante della Polizia locale di Milano Antonio Barbato rende noto che l'agente arrestato dai carabinieri, accusato insieme ad altri di sfruttamento della prostituzione, era già stato sospeso dal servizio senza retribuzione dall'1 gennaio del 2015 dopo la condanna in primo grado per permessi di sosta falsi. Il processo era nato da un'indagine interna al Corpo dei Vigili che aveva portato a scoprire la truffa. La sospensione senza stipendio, si sottolinea in una nota del Comune, è l'unico strumento a disposizione di un'amministrazione locale per allontanare un dipendente che si è reso responsabile di un reato, fino all'esito definitivo del processo.