
I 50 ettari di campi a sud di Monza attorno ai vecchi edifici della Cascinazza
Monza, 14 novembre 2021 - C’è un luogo a Monza, divenuto quasi un simbolo, la Cascinazza, una grande area libera lungo il Lambro, quasi a contatto da sud con la città storica, secolarmente coltivata e irrigata, luogo anche di esondazione del Lambro, passata di proprietà nei secoli, dagli Sforza, alla Cappellania del Duomo, ai conti Sormani, ai Ramazzotti, arrivata poi alla Edilnord di Paolo Berlusconi. Così Alfredo Vigano (architetto e urbanista, già assessore all’Urbanistica della giunta Faglia tra il 2002 e 2007 e poi consigliere per la lista civica Città Persone) introduce il saggio “Cascinazza ieri, oggi, domani“, realizzato da Città Persone per ricapitolare la storia di quest’area contesa (circa 50 mila metri quadrati) e poco conosciuta dai cittadini, ora in uno stato di degrado e, come scrive Viganò "di sospetta negligente incuria", ma sotto la minaccia di ripetuti tentativi di cementificazione dal 1962 in poi. Il libro (Edizioni Novaluna), 140 pagine, in vendita su Ibs e Amazon, riporta la storia dell’area raccontata dai punti di vista di tanti personaggi monzesi che hanno combattuto contro l’edificazione inizialmente prevista di 1 milione e 750 metri cubi di cemento, di cui 1 milione e e 600 mila residenziali e 71 mila metri quadrati industriali, ipotizzando invece un secondo grande parco agricolo a sud della città, in connessione con il Parco reale a nord. Le varie mire immobiliari volevano creare sulla Cascinazza una sorta di “Monza 2“, un quartiere con anche 60 palazzi per 20 mila nuovi residenti. Nel testo ritroviamo i contributi e le testimonianze, oltre che dell’urbanista Viganò, di due ex sindaci Michele Faglia e Roberto Scanagatti, dell’architetto Antonio Cappato, del fotografo Umberto Isman, dell’ex direttore del Servizio bibliotecario Giustino Pasciuti; e poi di Carlo Lanza (dal 2004 al 2007 direttore dell’Area territorio del Comune di Monza) dell’agronomo Giorgio Buizza, di Angelo Longoni storico giornalista monzese oltre che ex assessore recentemente scomparso, Giuseppe Riva ex dirigente del settore Territorio, Domenico D’Alessio geologo e Giorgio Majoli, dirigente del settore Pianificazione fino al 2007 e portavoce della sezione di Monza di Legambiente. La vicenda dell’edificabilità dei 50 ettari di campi a sud di Monza parte dal 1962 quando il Comune, volendo reaizzare un tratto di viale delle Industrie chiede, in sede di trattativa bonaria, all’immobiliare Cascinazza dei Ramazzotti e Verga allora proprietari di quei terreni di formulare una proposta che non tardò ad arrivare: quella, appunto, di poter costruire 1,75 milioni di metri cubi. "Esistono legittimi dubbi che quel piano di lottizazione fosse conforme agli strumenti urbanistici vigenti, i Prg 1949 e Prg 1959 - ricorda Majoli –. Comunque il piano venne approvato dal Consiglio comunale nelll’ottobre 1962. Ma numerosi amministratori e progettisti che si sono succeduti non erano affatto d’accordo. Quindi iniziò una battaglia politico amministrativa, fino alla sentenza di Corte di Cassazione nel 2006 che sancisce il valore primario della vasta area, da non consumare, ma da mettere a sistema con tutta la città".