
Da sinistra l'assessore Federico Arena, il consigliere Salvatore Russo, la moglie di uno d
Monza, 23 giugno 2018 - "Siamo qui a Monza oggi per dire che noi stiamo dalla parte di questi due carabinieri, due servitori dello Stato. Porteremo il caso in Parlamento, con un’interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni, per attenzionarlo su questa vicenda, per chiedergli la massima attenzione del Governo sulla situazione di questi due carabinieri e perché il Governo faccia sentire tutta la sua solidarietà e vicinanza a questi due valorosi uomini delle nostre forze dell’ordine". E poi, "l’aria con questo Governo è cambiata e se sarà necessario amplieremo questa nostra interrogazione parlamentare anche al ministero della Giustizia, perché auspichiamo che non si sprechino tempo e risorse dei contribuenti per fare le pulci a due onesti servitori dello Stato al posto che perseguire i criminali veri e chi delinque sul nostro territorio al posto di venire espulso come previsto dalle leggi vigenti". Lo ha spiegato ieri mattina Paolo Grimoldi, deputato e segretario della Lega Lombarda, in una conferenza a cui hanno preso parte anche diversi colleghi di partito, gli assessori comunali Federico Arena e Simone Villa (vicesindaco), il capogruppo Cesare Gariboldi, il consigliere Salvatore Russo. E con l’appoggio a distanza del senatore Massimiliano Romeo.
I fatti sono quelli ampiamente raccontati nei mesi scorsi dal nostro giornale. Lo scorso autunno due carabinieri avevano arrestato un tunisino senza permesso di soggiorno autore di due furti (uno ai danni di un 13enne). In carcere però il nordafricano aveva raccontato di essere stato selvaggiamente picchiato a manganellate al momento dell’arresto. La conseguenza era stata che i due carabinieri erano stati interdetti dai pubblici uffici e quindi sospesi per un anno dall’Arma a mezzo stipendio in attesa del processo.
Una situazione ribaltata il mese scorso da una sentenza del Tribunale del Riesame di Milano, che aveva ritenuto "non sufficientemente provate" le accuse e aveva disposto il reintegro dei due militari. La moglie di uno dei due militari ha ricordato ieri i mesi di sofferenza costati alle famiglie dei carabinieri e l’incubo non ancora finito. Il reintegro in servizio deve infatti ancora avvenire (lo impone la burocrazia) e sui militari finiti sotto accusa pendono due minacce: la Procura di Monza potrebbe ancora rinviarli a giudizio; e i due militari potrebbero essere trasferiti a Milano. Il tunisino invece, un tossicodipendente, non solo non ha riportato alcuna lesione a dispetto del racconto del presunto pestaggio subito, ma è tornato già a delinquere per procurarsi i soldi per la droga. "Eppure continua a vivere qui, mentre mio marito sarà probabilmente costretto ad andarsene" riflette sconsolata la moglie.