Cantieri, il bonus 110% non basta

Il sindacato: nonostante il boom di richieste di intervento, il settore in Brianza è debole e frammentato

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di Martino Agostoni

Dopo un periodo negativo è attesa la ripresa, il recupero di quanto si è perso con magari anche lo slancio per crescere.

È uno scenario che, a grandi linee, ci si aspetta nel sistema economico locale per il 2022 in reazione ai primi due anni della crisi causata dal Covid, dopo il crollo provocato dagli stop alla produzione obbligati dai lockdown del 2020 e la fase di riorganizzazione del 2021.

Ma in Brianza, e non solo, il 2022 inizia con una serie di ostacoli che influenzano i principali settori produttivi e lavorativi del territorio. Ci sono difficoltà comuni a tutti, a partire dal rincaro delle fonti energetiche e il calo di materie prime che influenzeranno i costi di produzione e le capacità di lavoro di ogni settore, e poi ci sono i problemi specifici di ogni comparto.

Uno dei principali in Brianza è quello dell’edilizia, e in generale delle costruzioni, del cemento e del legno, per cui si contano circa 12mila attività sul territorio (delle circa 64mila totali presenti nel Registro delle Imprese per la provincia targata Monza e Brianza) e per cui le prospettive di ripresa sembrano positive di fronte alla conferma da parte del governo di un pacchetto di risorse per manutenzioni e riqualificazioni energetiche degli immobili come mai c’è stato.

Il principale è il bonus 110%, ma ce ne sono tanti altri, al punto che da mesi è in corso un boom per il settore dell’edilizia con un forte aumento delle richieste per eseguire interventi.

Ma in Brianza il settore delle costruzioni si presenta debole e la grande occasione del 2022 potrebbe sfuggire. Lo spiega Roberto Scotti (nella foto), segretario generale di Monza e Brianza di Filca, la sigla della Cisl dei lavoratori delle costruzioni che conta sul territorio oltre 3.700 tesserati (in crescita del 7% nel 2021).

"Il settore delle costruzioni in Brianza si porta dietro una serie di criticità strutturali che arrivano dal passato, la principale delle quali è la sua frammentazione – dice Scotti –. Basti pensare che in media un’azienda edile ha tra 3 o 4 dipendenti, non di più. Manca quindi una politica industriale del settore, c’è poca manodopera specializzata e non c’è neanche una vera selezione d’ingresso: chiunque anche senza qualifiche può aprire e registrare un’impresa edile. Quindi il mondo dell’edilizia si presenta già debole, prima ancora di affrontare le questioni portate dal Covid, a cui ora si aggiungono anche i problemi di carenza di materiali e aumento dei costi dell’energia".

Ci sarebbero tutte le premesse per un periodo di ripresa ma "proprio ora che ci sono grandi opportunità con le risorse del Pnrr oppure con i bonus edilizia – aggiunge il segretario brianzolo Filca – emergono tutti i problemi strutturali di questo settore. Il 2022 quindi può essere un anno dal grande potenziale, ma non so se si riuscirà a sfruttarlo al meglio".

Da parte del sindacato l’attività principale segue due fronti: uno è migliorare la formazione con scuole specializzate che preparino lavoratori esperti e l’altro "è arrivare a rinnovare il contratto provinciale per i lavoratori edili con gli obiettivi di contrastare imprese disoneste o chi cerca di approfittare delle debolezze del settore, migliorare la sicurezza sul lavoro e garantire un recupero salariale per i tanti lavoratori che non si sono mai fermati nel periodo del Covid".