
Edoardo Casati, 18 anni, ha appena finito la quarta liceo linguistico Parini
Lissone (Monza e Brianza) - «E’ l’unico posto dove mi sento libero, dove so di non essere giudicato, di essere visto solo come un atleta, anche se sono in carrozzina e tetraplegico". Edoardo Casati ha fatto 18 anni ieri. Auguri ne ha ricevuti tanti. Lui, invece, si augura che le tante, troppe, barriere che incontra chi come lui ha una disabilità possano essere una volta per tutte cancellate, "sia fisiche che ancor di più quelle sociali, di chi ti guarda per farti sentire diverso", dice. Lui "diverso" lo è, certo: non è da tutti, infatti, essere campione italiano di tennistavolo. Una storia di coraggio , resilienza e grande amore per lo sport e per la vita, quella di questo neo maggiorenne di Lissone, che ha appena finito la quarta al liceo linguistico Parini. Il capitolo brutto, duro, della storia, inizia nel settembre di 5 anni fa, quando Edo gioca negli Esordienti del Vedano. Difensore centrale. Un tremendo infortunio gli causa una lesione midollare. Inizia il calvario. La paura e il dolore. La rianimazione, poi il ricovero nell’Unità spinale. Un anno rinchiuso al Niguarda di Milano. Poi torna a casa e inizia il liceo. Dopo due mesi, però, sta di nuovo male e devono fargli una delicata operazione allo stomaco. Un altro anno "dentro". "Avrò fatto una decina e passa di operazioni", dice Edoardo, che si ricorda poco di quel periodo drammatico. Ma non ha certo dimenticato i primi approcci con la racchetta da ping pong: "Durante la riabilitazione nella palestra dell’Unità ti spingono a provare vari sport – spiega –. Io mi sono subito trovato a mio agio con il tennistavolo, grazie anche alla bravura del coach Paolo Brugliera". Un tiro dopo l’altro, scocca la scintilla.
«Mi sono iscritto alla squadra, la AUSportiva del Niguarda e ho iniziato ad allenarmi intensamente. È uno sport davvero bello perchè conta molto la testa, devi rimanere sempre concentrato, mi fa sentire libero". E atleta, sportivo, non "disabile" o "diverso": "In palestra tutte le barriere che ci sono nella vita sociale si annullano e per me questo è fantastico – sottolinea –. Purtroppo fuori ci sono ancora troppi impedimenti e ostacoli, non c’è una piena accessibilità, basta pensare ai marciapiedi, ai sanpietrini, ai negozi con gli scalini per entrare. Per non parlare del parcheggio per disabili, ci ho messo due anni per ottenerlo". Ci ha messo tanto impegno, energia e passione, invece, per ottenere il titolo di Campione italiano paralimpico, a maggio, nella manifestazione svoltasi in provincia di Reggio Emilia. Sconfiggendo in una finale molto tirata, nella categoria giovanili, il triestino Diego Coren. "Una grande soddisfazione, inaspettata – dice – non pensavo di riuscito subito a sfondare in questo modo. Tra l’altro era solo la mia seconda competizione e la prima era andata male dal punto di vista dei risultati. Invece ce l’ho fatta e l’ho dedicata alla mia famiglia, che mi è sempre stata vicino, alla scuola e soprattutto a chi mi ha seguito e curato al Niguarda, permettendomi di vivere questa nuova vita". Una vita ancora piena di sogni da realizzare. Prima poter permettersi un torneo all’estero per fare esperienza internazionale, e poi le Paralimpiadi di Parigi 2024.