BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Burago, la pellicola anti-Covid? Nel mondo, ma non in Italia

Prodotta dalla Cartongraf disinfetta le superfici grazie agli ioni d’argento. Dagli Emirati al Sudamerica molti l’hanno adottata per ricoprire i banchi

di Barbara Calderola

Negli Emirati Arabi e a Dubai la barriera della Cartongraf è già un argine contro l’epidemia. In Italia, no, ma si sa "nessuno è profeta in patria". A Dylan Pedico, il giovane titolare della ditta di Burago che produce la pellicola anti-germi, non resta che ironizzare. "E’ proprio così, all’estero siamo riusciti a stabilire un contatto con i governi, qui, no".

Eppure il sottilissimo film tecnologico che esce dalle linee brianzole disinfetta grazie agli "ioni d’argento" con cui è arricchito. Il metallo è un potentissimo igienizzante, "il primo della lista". E’ proprio grazie a questa proprietà che l’imprenditore 27enne voleva impacchettare i banchi a scuola , ma non solo: Zerogerm, questo il nome del prodotto, può essere utilizzato in tante altre situazioni a rischio, "al bancomat, in ospedale, al ristorante, nella grande distribuzione per rivestire tavolini, tavolini, comodini". La tecnologia nasce dall’applicazione anti-vandalo: il film protettivo "è autorigenerante, a contatto con una piccola fonte di calore si ripara. Così quando il teppista crede di lasciare il segno con un coltello, non ci riesce. Grazie a questa caratteristica viene usato per mettere al riparo i mezzi di trasporto, ad esempio – spiega Pedico – da qui alla nuova applicazione contro l’infezione il passo è stato breve. Si tratta di una soluzione semplice ed economica: una bobina da dieci metri di adesivo basterebbe a ‘sigillare’ due classi". Naturalmente, "è tutto certificato a livello internazionale (Tuv)". "Pensiamo a un prelievo di denaro allo sportello self-service, quasi nessuno indossa i guanti, la pellicola mette al riparo dal pericolo". Il nuovo core-business della ditta è cambiato da pochi anni, da quando Dylan e il fratello Kevin, 23 anni, sono al comando.

"Nasce tutto da un salvataggio. Nel 2009 la nostra famiglia ha rilevato il marchio che era in concordato preventivo, tutelando i dipendenti e avviando un rinnovamento sfociato a fine 2013 nell’acquisizione di un’altra azienda, a Colonia, in Germania, sempre nel settore dello scotch". Ora, in ciascuna delle sue sedi lavorano una ventina di operai, l’epidemia ha lasciato il segno, "ma abbiamo compensato le perdite in campo grafico con una crescita nel settore industriale. Adesso, sogniamo di incartare l’Italia".