Brugherio: contro lo spreco di acqua, coperture vegetali sui tetti delle case

La ricercatrice del Cnr Laura Marziali segue il progetto

Laura Marziali, ricercatrice Cnr

Laura Marziali, ricercatrice Cnr

Brugherio, 29 ottobre 2019 - "La gente deve capire che ormai sono le azioni del singolo che determinano il nostro futuro. Non possiamo più pensare che tanto ci pensa lo Stato. Perché prima o poi ci ricade tutto addosso. E l’ombrello non basta". Laura Marziali è ricercatrice del Cnr specializzata nello studio delle acque. L’istituto nato in via Bassini a Milano nel 1970, da oltre 40 anni è stato costretto da una ristrutturazione infinita e tormentata a traslocare a Brugherio, in affitto in una palazzina proprio accanto al depuratore di Brianzacque, ente con cui "è iniziata un’ottima collaborazione, così come con Cap Holding. Nei laboratori di via del Mulino studiano il destino e gli effetti degli inquinanti, l’ecotossicologia e si occupano di classificazione ecologica.

"Le tematiche che riguardano l’acqua diventano sempre più stringenti, un po’ perché l’acqua dolce diminuisce mentre la popolazione aumenta e poi perché si stanno scoprendo contaminanti che prima non si sapeva che fossero problematici: ad esempio, i residui di antibiotici finiscono nelle acque, ma il depuratore non è attrezzato per adeguare dei trattamenti specifici per alcune categorie di contaminanti". E poi ci sono gli altri farmaci e prodotti come deodoranti, dentifrici e detersivi. "In circolazione ci sono oltre 200mila sostanze chimiche ed è impossibile controllarle tutte - spiega Marziali -. Ecco che dove non arriva la depurazione, ci sono enti di ricerca come il Cnr che studiano nuovi metodi di depurazione che possiamo provare a sperimentare".

Grazie al sostegno di Regione Lombardia e Brianzacque, Marziali sta coordinando un progetto per gestire correttamente l’acqua nell’ambiente urbano che ha suoli fortemente impermeabilizzati e contaminati: "Dove non arriva l’uomo, arriva la natura che svolge, senza che noi lo sappiamo, una serie di lavori che rendono l’ecosistema vivibile. Ci sono delle piante in grado di depurare l’aria, il terreno assorbe l’acqua e filtra i contaminanti. E poi attira biodiversità, mitiga il calore e assorbe il rumore". A Brugherio studiano anche (e soprattutto) i tetti verdi, ovvero le coperture a verde che "sono uno strumento versatile ben oltre il semplice ruolo estetico, decorativo". Ormai nelle città anche con precipitazioni non eccessive si allaga tutto, "il dilavamento delle superfici finisce in fognatura, la fogna non è in grado di collettare quella portata d’acqua e i tombini straripano: così l’acqua piovana mischiata a quella della fognatura finisce non depurata direttamente nei fiumi. E si riversa sull’ecosistema - premette Marziali -. Fare un tetto verde è come avere un grosso vaso sulla testa. Parte della precipitazione la assorbe subito: 10 millimetri di pioggia vengono assorbiti tutti anche con uno spessore verde minimo, di 8 centimetri. Oltre i 10 millimetri, il tetto inizia a scolare, ma a luglio, quando sono piovuti 120 litri di acqua al metro quadro, il tetto ne ha scolati solo 46, il resto è stato trattenuto".

" In media il tetto verde trattiene più del 50% dell’acqua che scola dal cielo in un anno", la soddisfazione di Marziali. Nel prato del Cnr sta testando varie forme e composizioni di tetti verdi, anche per misurare la capacità del terreno di trattenere gli inquinanti: "L’ammoniaca, che è molto presente nell’acqua piovana, viene rimossa al 90% dal tetto verde". E allora "occorre parlarne sempre di più per sensibilizzare, creare una cultura". In Consiglio comunale a Monza è stata presentata una mozione per chiedere alla Giunta di sollecitare l’utilizzo dei tetti verdi. "Ci potrebbero essere 4 chilometri quadrati di tetti verdi, su una città che è 32 chilometri quadrati - calcola la ricercatrice - ma è chiaro che la scelta dev’essere collettiva".