
La sede della associazione che ospita la scuola
Monza, 28 gennaio 2020 - «Nessuna volontà di fare del male ai bambini, solo un metodo educativo che impone di essere severi». Respingono l’accusa di maltrattamenti i due insegnanti senegalesi di 45 anni – uno custode, l’altro magazziniere – dell’associazione culturale islamica “Norou Dareyni Touba” di Monza, a cui i carabinieri di Monza hanno fatto scattare rispettivamente gli arresti domiciliari e l’obbligo di firma, eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal pm della Procura di Monza Carlo Cinque e firmata dalla giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo. La giudice ha sentito ieri i due indagati, accompagnati nel suo ufficio da un unico difensore connazionale. Un breve interrogatorio di garanzia, quello dei due senegalesi, bastato però per difendersi “giustificando” con la finalità educativa quei comportamenti che, secondo la pubblica accusa, pur non essendo ritenuti un accanimento nei confronti delle piccole vittime, vengono considerati dei maltrattamenti.
«Papà, lì mi pestano, non voglio più andarci», «ti urlano addosso se sbagli. E lo fanno anche con le femmine», avevano raccontato alcuni dei bimbi fra i 4 e i 10 anni ai genitori, che li affidavano ai due insegnanti per lezioni di lingua araba e precetti religiosi del Corano, che avvenivano nei locali dell’associazione, ora chiusa, come doposcuola o la domenica. A confermarlo i filmati delle telecamere che i carabinieri hanno nascosto nella sede dell’associazione. Immagini che mostrano una decina di bambini inginocchiati, in fila, colpiti con una bacchetta di plastica dura. Alcuni rinchiusi in uno stanzino al buio. Insultati, presi a schiaffi, minacciati se non mostravano adeguato impegno.
Le lacrime dei bimbi, costretti a vivere in un clima di terrore. «Se racconti qualcosa a casa ti ammazzo». «Sai cosa ti succede se ti lamenti? Finisci nello stanzino della punizione, al buio». A far scattare le indagini è stata una segnalazione arrivata dal Servizio tutela minori di Seregno, attivato dall’insegnante di uno dei bambini che aveva notato lividi sul corpo e ha segnalato il timore che l’alunno potesse essere maltrattato in famiglia. La realtà, invece, era un’altra. Le indagini hanno evidenziato una “comprovata sistematicità” dei metodi con cui i due insegnanti tenevano la classe. Lezioni che avvenivano a piccoli gruppi, tutti con la stessa “finalità educativa” da alcuni genitori già ritenuta esagerata, tanto che, in alcuni casi, avevano ritirato i propri figli a seguito delle confidenze dei bambini: «Non ci voglio andare più perché mi picchiano sul sedere». Dopo gli interrogatori di garanzia, i due senegalesi potranno presentare istanza di revoca o modifica della loro misura di custodia cautelare.