Ashraf, il primo alunno della scuola di italiano

Oggi guida i suoi connazionali e l’associazione culturale Minhaj Ul Quran "Avevo 29 anni e cercavo lavoro, non sapevo una parola della vostra lingua"

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Il primo alunno della Scuola di Italiano per stranieri, a Desio, è stato Ashraf Muhammad Khokhar, 62 anni, che è diventato il referente della comunità pakistana cittadina ed è il presidente dell’associazione culturale Minhaj Ul Quran.

"Sono arrivato in Italia il 30 giugno 1990 – si racconta Ashraf –. Avevo 29 anni e cercavo lavoro. Non sapevo una parola di italiano. Ho fatto amicizia con i miei vicini di casa, una famiglia di italiani. Nel 1996, ho iniziato a frequentare la scuola d’italiano per stranieri".

Il primo passo, per poi trovare lavoro e poter far arrivare tutta la famiglia: "I desiani sono accoglienti. Ho tanti amici italiani: mi piace stare con loro, condividere tanti aspetti della vita, confrontarmi – sottolinea –, Desio è una città molto vivace e con tante associazioni". Tra queste spicca Desio Città Aperta, nata come coordinamento già parecchi anni fa e poi strutturatasi in vera e propria associazione. Sempre in prima linea a battersi per l’integrazione, il rispetto e l’amicizia, con numerose iniziative, progetti, manifestazioni. Sempre senza barriere, senza paure. "La comunità pakistana ormai fa parte della nostra città – spiega Mauro Confalonieri, uno dei volontari anima di Desio Città Aperta –. Più che di integrazione, oggi possiamo parlare di interazione, ovvero di un agire insieme e condividere. Ne è prova il fatto che il vice presidente della nostra associazione è Ashraf, il responsabile della stessa comunità pakistana. Tra di noi sono nati dei legami profondi che vanno oltre le iniziative che organizziamo. Come un gruppo di amici, cerchiamo insieme di trovare il modo migliore per testimoniare che il rispetto reciproco è importante. I pakistani sono sempre presenti alle iniziative e partecipano alla vita della città".

Parte attiva e propositiva.

"Insieme, abbiamo organizzato e continuiamo a organizzare eventi importanti come la marcia della pace o le cene di solidarietà per raccogliere fondi per diverse emergenze o gli incontri interreligiosi – prosegue Confalonieri –. Pur nelle differenze, nessuno si impone mai sull’altro. Anzi, il confronto rende più ricchi. Certo, c’è ancora molto lavoro da fare. L’attenzione è rivolta soprattutto ai più giovani perché il futuro è nelle loro mani. Il percorso fatto finora è uno stimolo per andare avanti".

Tra gli altri personaggi più noti della comunità pakistana c’è Chaudhry Shahid Nazir Gujjar, che lo scorso anno si candidò a consigliere con la lista civica Desio Viva, senza riuscire ad essere eletto: "Dare e avere è natura, fa parte di ogni cultura, se c’è qualche rottura...diamo un punto di saldatura", è il suo motto, che ricorda una delle professioni più in voga tra i connazionali negli anni scorsi, con specifici corsi di formazione attivi.

Lo scorso settembre in tanti si sono riuniti presso la sede dei Missionari Saveriani, in via Don Milani (una delle strutture amiche dell’integrazione in città, dove si è svolta spesso anche la maxi festa di fine del Ramadam) per una cena di solidarietà per il Pakistan, dopo la terribile alluvione che ha colpito il Paese.

Oltre 130 persone si sono sedute a tavola, fianco a fianco, italiani e stranieri, per stare insieme, per abbattere i pregiudizi, per gustarsi i piatti tipici e per raccogliere oltre 2.400 euro che sono stati inviati alla popolazione. La prossima iniziativa è in programma per sabato alle ore 17. Una tappa dell’ormai tradizionale percorso di dialogo interreligioso, per far conoscere le varie religioni, all’insegna anche in questo caso del reciproco rispetto e della tolleranza. Si apriranno le porte della moschea di via Forlanini. "Sarà una bella occasione per conoscere l’Islam da vicino attraverso una testimonianza che racconta la fede nella vita quotidiana", la presentano gli organizzatori: Desio Città Aperta, Minhaj Ul Quran, i Missionari Saveriani e la Chiesa evangelica gospel. Un’ulteriore occasione per rendere Desio la capitale dell’integrazione che, per certi versi, in questo senso, può fare scuola.

Alessandro Crisafulli