Monza, l’armadio dei poveri resta vuoto: sempre più rare le donazioni di cibo e vestiti

Per dare ospitalità ai senzatetto i volontari si devono autotassare

Roberta Campani e i volontari del gruppo chiedono aiuto

Roberta Campani e i volontari del gruppo chiedono aiuto

Monza - La generosità dei monzesi è già andata in vacanza, ma purtroppo i bisogni delle famiglie restano. Un’estate impegnativa per l’Armadio dei poveri, l’associazione fondata e presieduta da Roberta Campani che offre pacchi alimentari e vestiti alle persone in difficoltà. Anche in queste calde settimane continua la processione di famiglie e di single che chiedono aiuto: o attraverso richieste sulla pagina Facebook dell’associazione, o rivolgendosi direttamente in sede (in via Borgazzi 37). Ma Roberta e il suo team sono in forte difficoltà: sono ormai lontane le processioni di benefattori che riempivano il magazzino con cibo. Adesso si fa fatica a recuperare anche i beni di prima necessità. "La situazione è molto seria – spiega Campani –. I bisogni restano, ma la dispensa inizia a svuotarsi. Abbiamo bisogno di tutto, dai prodotti della prima colazione, alla pasta, allo scatolame, all’olio. Ci sono tante famiglie che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena e noi per loro siamo diventati il punto di riferimento".

Enti e privati portano sempre meno cibo in sede e l’associazione decide così di pagare con i propri fondi i pacchi alimentari da consegnare alle famiglie. "A marzo quando è scoppiata la guerra in Ucraina c’è stata una vera e propria gara di solidarietà. Persone in coda che ci consegnavano pacchi di spesa: alcuni prodotti venivano direttamente inviati alla popolazione dilaniata dalla guerra, altri invece destinati alle famiglie che a Monza e circondario ospitavano i profughi". Cibo che veniva donato anche alle persone che, non coinvolte direttamente nel conflitto, avevano però problemi anche a fare la spesa. "Purtroppo sono tanti i cittadini che non riescono a riempire il carrello della spesa con i generi di prima necessità. C’è una grande e silenziosa emergenza e non cerchiamo di rispondere a tutte le richieste". Ma se fino a poche settimane fa Roberta riusciva a stare a galla grazie anche alla generosità dei benefattori che puntualmente portavano il pacco spesa, adesso questa generosa abitudine sta scemando.

Ma accanto a questa emergenza nell’ultimo mese ne è emersa un’altra: quella di persone che la sera chiedono una sistemazione per la notte. Persone senzatetto ma anche famiglie con minori che vengono direttamente segnalate all’associazione dalle forze dell’ordine e per le quali Roberta cerca di trovare una sistemazione. A proprie spese. «A giugno il caso di Alberto, un clochard di 70 anni malato di diabete che era arrivato a Monza in bicicletta sotto il solleone. Alle 8 di sera si è rivolto alla nostra associazione. Dormitori al completo, gli abbiamo trovato e pagato una camera d’albergo. Stessa cosa nei giorni scorsi quando alle 11 di sera la questura ci ha segnalato la situazione molto delicata di una giovane coppia con un bambino di pochi mesi che si era rivolta a loro. Anche in quel caso abbiamo pagato l’albergo".

Roberta Campani non si tira indietro, ma chiede aiuto. Con due appelli. "Il primo ai cittadini: chi può ritorni a donare gli alimenti, le persone hanno bisogno di cibo. La seconda al Comune di Monza: bisognerebbe istituire un fondo comune per le emergenze per coprire le spese di alloggio delle persone che la sera ci chiedono aiuto e che non possiamo lasciare in mezzo alla strada".