Adescati da zio e nipote sui siti gay e rapinati

Solo una delle due presunte vittime parte civile per ottenere il risarcimento danni

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di Stefania Totaro

Zio e nipote imputati di avere rapinato due uomini adescati su un sito di incontri gay dopo l’appuntamento a Verano Brianza. E’ l’accusa di cui devono rispondere un 54enne e un 35enne in un processo che è entrato nel vivo ieri al Tribunale di Monza. I fatti contestati risalgono al 2018. Solo uno delle due presunte vittime si è costituito parte civile al processo per ottenere un risarcimento dei danni, ma verrà ascoltato dai giudici alla prossima udienza fissata a novembre. A presentarsi in aula e rispondere alle domande della pm della Procura di Monza Cinzia Citterio e a quelle dei difensori degli imputati, che si protestano innocenti, è stato l’altro coinvolto, un 45enne residente nella Bergamasca, che il 7 novembre del 2018 aveva presentato denuncia ai carabinieri di Calusco d’Adda. "Sul sito Romeo avevo fatto conoscenza in chat con un tale Luca residente a Verano Brianza e avevamo preso appuntamento la notte per vederci da lui - ha raccontato il 45enne - Mi aveva chiesto di passare da un fast food a prendere dei panini prima di raggiungere l’indirizzo indicato e così ho fatto. Arrivato al bivio con la via di destinazione ho visto un giovane che mi faceva segno di fermarmi nel parcheggio. Era un posto isolato e, non appena sono sceso dall’auto e l’ho raggiunto, ho sentito avvicinarsi due uomini, uno più giovane e uno più grande che mostrava un coltello. Ci hanno detto di consegnare portafogli e telefono cellulare così non ci sarebbe successo nulla e sono scappati. Anche il giovane che è stato rapinato con me mi è sembrato un complice, ma ero scioccato e me ne sono andato. Dopo la denuncia sono stato contattato dai carabinieri di Verano Brianza, che mi hanno detto dell’esistenza di altre vittime di rapine analoghe. Ho provato a ricontattare quel Luca in chat ma aveva tolto l’iscrizione". Sentito al processo anche un maresciallo dei carabinieri di Verano Brianza che ha ricostruito come sono arrivati ad accusare zio e nipote.

"La zona delle rapine era a poca distanza dall’abitazione del 54enne, che all’epoca era agli arresti domiciliari, mentre il nipote era indagato per sfruttamento della prostituzione di persone che adescavano in chat di incontri. Uno delle vittime li ha riconosciuti in foto e nelle perquisizioni personali e domiciliari sono stati trovati due telefoni cellulari riconducibili a zio e nipote che sono stati utilizzati per chattare proprio nello stesso sito di incontri dove le vittime sono state adescate". I due imputati negano di essere loro quei rapinatori. Lo zio, oggi detenuto per maltrattamenti e con diversi precedenti penali che nel 2018 l’avevano portato agli arresti domiciliari (provvedimento che, secondo l’accusa, avrebbe eluso per commettere le rapine, tanto che ora si trova alla sbarra anche per evasione) e il nipote, a piede libero, sostengono che a chattare sul sito di incontri gay era un amico a cui prestavano talvolta il cellulare.