Addio al liquido di contrasto. Ora arriva l’anidride carbonica

L'ospedale San Gerardo di Monza adotta l'anidride carbonica come mezzo di contrasto in Chirurgia vascolare, evitando danni renali e complicanze.

Addio al liquido di contrasto. Ora arriva l’anidride carbonica

Il dottor Vittorio Segramora con Cristian Benatti, referente di questa tecnica

L’anidiride carbonica sostituisce il mezzo di contrasto in Chirurgia vascolare. È una nuova metodica per il trattamento endovascolare delle patologie a carico della circolazione arteriosa: l’utilizzo di anidride carbonica al posto del mezzo di contrasto iodato. Ad avvalersene, tra le prime in Lombardia, la struttura complessa di Chirurgia vascolare, diretta dal dottor Vittorio Segramora.

Ne spiega i vantaggi il dottor Cristian Benatti, referente per questa tecnica: "L’avvento delle metodiche endovascolari ha permesso di condurre interventi chirurgici anche molto complessi attraverso l’inserimento di strumenti all’interno del torrente sanguigno, mediante micro-accessi o punture, evitando le incisioni chirurgiche, a volte molto invasive, con conseguente riduzione delle complicanze intra e perioperatorie". Normalmente è necessario iniettare nelle arterie il mezzo di contrasto che le renda ben visibili, così da poter ottenere, con una semplice radiografia, una fotografia dell’albero arterioso e dei suoi eventuali difetti. L’utilizzo di mezzo di contrasto permette inoltre di monitorare tutte le fasi dell’intervento e di verificare il risultato finale. I liquidi utilizzati sino ad oggi, mezzi di contrasto iodati, possono comportare danni ai reni e, nei casi più gravi, portare il paziente alla dialisi. Negli ultimi anni, è stata introdotta la possibilità di utilizzare l’anidride carbonica come mezzo di contrasto gassoso alternativo che non determina alcun danno renale. Tale metodica era nota sin dagli anni ‘70 ed è stata nel tempo perfezionata. Infatti l’anidride carbonica galleggia nel torrente sanguigno e viene eliminata molto rapidamente attraverso la respirazione.

Il San Gerardo è tra i primi ospedali in Lombardia ad utilizzare questa tecnica che permette di trattare anche pazienti con funzionalità renale compromessa.

C.B.