Adda sempre più a secco: l’acqua scende al 60%

È allarme sulle rive di Cornate, zona rurale e a forte vocazione turistica. Aperto un osservatorio per monitorare in tempo reale gli effetti della crisi

Fiume Adda in secca

Fiume Adda in secca

ornate d'Adda )Monza Brianza) - Siccità in Pianura Padana: i parchi lombardi avviano un confronto con le istituzioni per far fronte a una situazione senza precedenti. Abbiamo aperto un osservatorio per monitorare in tempo reale gli effetti della crisi", l’annucio. In prima linea Adda Nord, il fiume e il bacino che lo alimentano segnano un -60% d’acqua rispetto alla media stagionale del periodo.

È allarme rosso sulle sponde a Cornate, "c’è da salvaguardare l’ecosistema" che significa equilibrio ambientale ma anche sviluppo in una zona rurale e a forte vocazione turistica. C’è un dato che spiega i termini del problema: il Po e i suoi affluenti sono il perimetro di un’area dove si produce il 40% del Pil nazionale. Si corre per evitare che il conto del drastico calo delle precipitazioni – meno 80% da dicembre a fine febbraio – mandi in tilt natura e agricoltura. Già a gennaio Arpa aveva reso noto che i millimetri di pioggia caduti sono stati solo 4,8, mentre nello stesso periodo in passato se ne registravano in media 46: dieci volte meno nel volgere di un solo anno. Un quadro che si associa a una fine inverno straordinariamente calda: una media di 1,7 gradi in più rispetto al trentennio 1981- 2010. I parchi fluviali sono preoccupati perché questa è la prima volta che il default idrico inizia al principio della primavera, quando terreni e falde freatiche si riforniscono in vista dell’estate.

"Partecipiamo al dibattito allargato per individuare soluzioni che ci aiutino a tutelare la biodiversità minacciata da questo quadro – spiega Francesca Rota, presidente del Parco Adda Nord –. In gioco ci sono anche i risvolti concreti sull’economia della zona e sull’approvvigionamento umano. Una situazione che fa toccare con mano gli effetti del cambiamento climatico e ci mette di fronte alle strette relazioni fra ambiti spesso vissuti come contrapposti".

Per evitare di procedere in ordine sparso Federparchi, l’associazione che riunisce i polmoni verdi lombardi, ha deciso di affrontare il problema tutti insieme. Il primo scoglio è contemperare esigenze diverse in un sistema davvero integrato che garantisca acqua sia ai gestori delle dighe idroelettriche quanto all’irrigazione dei campi senza svuotare laghi e fiumi mettendo a rischio l’habitat.