
Al processo di Appello è stata annullata la condanna in primo grado a 2 anni e mezzo. Si attendono le motivazioni della decisione. La difesa addebitava l’infortunio alla vittima.
Cesano Maderno (Monza Brianza), 21 Luglio 2025 - La Corte di Appello di Milano spiega nelle motivazioni della sentenza perché ha assolto i due imprenditori e le società Banfi e Meca ritenuti responsabili del tragico infortunio sul lavoro, avvenuto il 6 luglio del 2018 in una ditta di Cesano Maderno che produce imballaggi di carta e cartone, la 'MD Foils' e costato la vita a Giovanni Spagnoli, operaio di 51 anni di Limbiate.
In primo grado le condanne
In primo grado il Tribunale di Monza aveva deciso per la condanna a 2 anni e mezzo di reclusione per le persone fisiche e di 40mila euro di multa per le aziende per l'accusa di omicidio colposo in quanto l'operaio era morto per asfissia toracica dopo essere rimasto schiacciato tra la grata della finestra dell'edificio e il cestello della piattaforma aerea che lui stava manovrando e che si è ribaltato. I familiari della vittima si sono costituiti parti civili al dibattimento e hanno ottenuto dal giudice monzese il diritto ad avere un risarcimento dei danni, che ora in appello è stato cancellato. La MD Foils aveva appaltato i lavori sul tetto del capannone danneggiato dal maltempo nei giorni precedenti, che si era deciso di raggiungere con il noleggio della piattaforma da usare come ascensore per evitare di installare ponteggi.
La motivazione della sentenza
Secondo la pubblica accusa la colpa dell'infortunio mortale era da addebitare all'assenza di un uomo a terra che avrebbe potuto premere il pulsante rosso e bloccare la piattaforma. Ma per i giudici della quinta sezione della Corte di Appello anche quello non sarebbe servito. "L'operatore a terra, in un arco temporale tra i 7 e i 9 secondi - scrivono nella motivazione della sentenza assolutoria - avrebbe dovuto accorgersi di un movimento anomalo della piattaforma, che si stava inclinando di 90 gradi, recuperare la chiave, aprire lo sportello dove si trovano i comandi di emergenza e azionare il pulsante per bloccarne il movimento".
La vittima non ha segnalato anomalie
Inoltre la vittima, che "era un lavoratore assai esperto nell'uso di piattaforme elevabili", ha sostenuto la Corte, "nel momento in cui la piattaforma ha iniziato l'inclinazione", possibile "solo azionando un'apposita leva nel carrello", "non ha segnalato alcuna situazione anomala nè ha successivamente formulato alcuna richiesta di aiuto".
E l'azionamento del comando di emergenza da parte dell'operatore a terra "poiché può essere fonte di danni, siccome blocca all'istante la piattaforma, avviene di regola a seguito della richiesta di aiuto da parte dell'operatore presente sulla piattaforma o se l'operatore a terra percepisca la sussistenza di una situazione di pericolo sulla piattaforma".