ANDREA SPINELLI
Milano

Milano, van de Sfroos: "Ludovico il Moro era rock’n’roll"

Il cantante sul palco del Castello Sforzesco: "Tutti abbiamo un gran bisogno di musica. E del mito"

Davide Van de Sfroos

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Tutti i palcoscenici sono importanti, ma per un "mythonauta" come Davide van de Sfroos quello del Castello Sforzesco ha qualcosa in più. Mentre su RaiDue (e RaiPlay) va in onda la seconda serie dei suoi viaggi a caccia di storie e leggende peninsulari, infatti, il cantautore laghée inaugura stasera al Cortile delle Armi il cartellone di "Milano è Viva al Castello", 58 spettacoli in bilico tra pop, elettronica, jazz, classica, musical, teatro, danza, spettacoli per bambini, con uno stuolo di protagonisti che va da Roberto Bolle a Patti Smith, da Elisa a Samuele Bersani, Noemi o Fiorella Mannoia.

"Suonare a Milano al Castello Sforzesco è un po’ come farlo a Verona in Arena" racconta van de Sfroos, al secolo Davide Bernasconi, 57 anni compiuti e la stessa grande voglia di stare sul palco e far divertire il suo pubblico. "Gli spiriti, i fantasmi che puoi incontrare, infatti, sono potenti, importanti", incalza, con un sorriso misterioso.

Il concerto lo fa pure la cornice.

"Quelle del Castello sono mura impregnate di storie, a volte anche cariche di mistero. Durante le riprese di un documentario mi hanno raccontato usi e costumi di Ludovico Il Moro che, a pensarci bene, erano già abbastanza rock’n’roll".

Quel che conta è l’emozione del luogo e del momento.

"Penso che abbiamo un grande bisogno di mito, che fa parte della nostra vita così come il bisogno di musica. E pure chi va in scena, soprattutto dopo due anni di pandemia, ha bisogno di mito e di avere davanti qualcuno che gli restituisca l’energia distribuita dal palco".

Rispetto al tour invernale la scaletta è cambiata.

"Sì, perché non c’è più bisogno di presentare un disco, come accaduto nei teatri con ‘Maader folk’, ma solo di suonare e divertire. Questo ha riportato in scaletta di prepotenza tantissimi brani del passato, magari in forma completamente riarrangiata. Anche canzoni della nostra preistoria come ‘Me canzun d’amuur en scrivi mai’ che non facevo da tempo nei concerti".

Di musica quest’estate ce n’è tanta in giro. Forse anche troppa.

"Già, ma noi dobbiamo contare sul nostro pubblico, sul nostro passo, sulla nostra dimensione. A Livigno il palazzetto era colmo, a Bellano il parco pure; in una stagione densa come questa, incrociare piazze amiche è forse il miglior modo per evitare sorprese. Poi ognuno scelga quel che crede. Pure mio figlio stasera non viene al Castello, ma va ad ascoltare i Rammstein a Torino. Giusto così".