
Tony Arbolino in versione cross
Garbagnate Milanese (Milano), 31 dicembre 2020 - Avesse avuto una moto al posto del banco sarebbe stato il primo della classe. A scuola “è stata dura, non sono mai stato un fenomeno, ma non mi hanno mai bocciato ed è stato un gran bene”. In testa, Tony Arbolino da Garbagnate Milanese, aveva soltanto le moto. L'imprinting gliel'ha dato suo papà. Antonio come lui. “A 4 anni mi ha messo su una minimoto, andavo forte e quindi ci ho sempre provato”.
Tony ha vent'anni e “ogni tanto con mio papà scherzo, diciamo che devo iniziare a dare un po' più di gas perché altrimenti...”. Lo fa ancora oggi. Eppure parla da vice campione del mondo della Moto3. Un titolo sfumato per soli 4 punti. Si rende conto che “non sono arrivato” e confessa senza troppi giri di parole che “non mi immagino altrove se non in moto”. Del resto, il talento lo mette in mostra fin da subito: a 9 anni stravince il titolo italiano mettendo in bacheca 15 vittorie su 18 gare. Il resto è storia. Una storia fatta di sacrifici. Di weekend in camper con papà per raggiungere le piste 'vere' per chi vuole correre in moto, in Romagna. Senza fretta. Senza volare troppo con la fantasia. Perché “il successo è una somma di piccoli sforzi. Giorno dopo giorno dopo giorno”. E gara dopo gara 'Arbo' è arrivato a un passo dal titolo della classe d'esordio nel Motomondiale.
Hai qualche rimpianto? “Forse Misano, non mi sono trovato a mio agio con la moto. E Aragon, quando non mi hanno fatto correre solo perché sul mio aereo c'era un passeggero positivo al Covid. Ma in generale sono orgoglioso di me stesso”.
Ora il salto di classe in Moto2. Le prime sensazioni dopo i test? “Mi sono trovato subito bene, sia con la nuova moto sia con il team. E' quello che ho sempre desiderato, è tutto molto strutturato e per uno come me, maniaco della preparazione e dei dettagli, è una situazione che infonde fiducia e motivazione”.
Obiettivo 2021? “In realtà mi immagino molte cose, ma non so cosa aspettarmi. Beh, vorrei almeno conquistare il titolo di 'Rookie dell'anno'”.
Chi temi di più? “Io farò la mia strada, poi vedremo...”.
Il tuo segreto? “Non accontentarmi. Più mi preparo, meno sento la pressione. Me l'ha insegnato Jorge Lorenzo. Lavorare duro, sempre”.
A parte Jorge, con quali idoli sei cresciuto? “Tutti i bambini volevano essere Valentino. Ma ho ammirato anche Casey Stoner e Garry McCoy che ho conosciuto dai video che guardavo con papà”.
E la tua squadra del cuore? “Juve. Certo, abbiamo ancora da recuperare dei punti, ma non smetto di crederci”.
Mentre per te cosa vuoi? Qual è il tuo sogno nel cassetto? A parte vincere il Mondiale... “Provare una MotoGp, tipo una Yamaha, una Ducati o una Suzuki. E soprattutto far stare bene chi mi è vicino. E pure avere tanti trofei a fine carriera. Essere uno da ricordare”.
Nel frattempo ti alleni... anche in tivù? Domani sera sul canale Motor Trend sarai protagonista della puntata di 'Drive me crazy 2' targata Red Bull. Ti sei messo in gioco al Pollaio Ranch di Milano sfidando la conduttrice Irene Saderini in una mini gara di motocross. Com'è stato? “Divertente. Poi il cross ti allena un sacco, le braccia, il fiato. Ma per noi piloti da pista il motocross è troppo pericoloso...”.