GIULIO MOLA
Milan

Sprint Lapadula: "Milan, tienimi"

Premiato a Campione, respinge l’addio a gennaio: "Devono dirmi che ho fallito tutte le chances"

Gianluca Lapadula (Olycom)

Ripensa al poster di Alex (Del Piero) quando accenna ai suoi primi calci con la Juve dai 5 ai 13 anni, le note di “Just the way you are” di Barry White lo coinvolgono perché gli ricordano il giorno del matrimonio, la scorsa estate. Ma quando sul maxischermo del salone delle feste del Casinò di Campione d’Italia scorrono le immagini delle sue più recenti prodezze, quasi si commuove. Raffica di gol, un ampio repertorio di conclusioni: acrobazie, scatti sul filo del fuorigioco, giocate personali in cui si accentra per calciare di sinistro, colpi di testa. Persino qualche rete su punizione. In quel filmato a margine del premio ricevuto dai Giornalisti Sportivi Lombardi, c’è tutto Gianluca Lapadula calciatore, quello dei 30 gol (in 46 presenze) col Pescara nella passata stagione, quello che scalpita alla ricerca del primo vero acuto in maglia rossonera. «Prima di segnare o regalare assist, la mia principlae qualità è quella di vincere ogni contrasto, di correre, di lottare. Insomma, la fame». Ce ne vorrà per saziare il bomber, desideroso di recuperare in fretta il tempo perduto dopo il complicato avvio di stagione, trascorso più in infermeria che in campo. Anche perché lui è stato il primo e il più oneroso acquisto del mercato estivo rossonero, voluto direttamente da Silvio Berlusconi nell’ottica di un Milan più italiano. Una serie A sognata a lungo e conquistata a 26 anni, dopo aver messo su famiglia (la moglie e le due piccole bimbe pronte ad incitarlo a San Siro): «Ho atteso tanto questo traguardo e poi ci sono arrivato quasi senza accorgermene. La pazienza non mi manca, ho vissuto momenti più difficili, come l’anno in cui il Parma ci lasciò abbandonati a noi stessi in Slovenia, a Nova Gorica. Comunque segnai 14 reti». Sfrutta ogni momento che Montella gli concede per guadagnarsi la fiducia dell’allenatore e dopo le due reti nell’amichevole col Chiasso di sabato ora si candida ad un posto da titolare per la trasferta di Verona col Chievo. Anche perché Bacca solo domani si allenerà a Milanello dopo gli impegni con la Nazionale.

A Genova, contro la Samp, Lapadula ebbe la sua prima chance, e il ricordo della rete appena sfiorata (tiro alto da buona posizione) non lo fece dormire per alcuni giorni. «Sto bene, da due mesi ormai mi alleno con la squadra. Il ruolo? Più sono vicino alla porta e meglio è anche se fino a due anni fa ero una seconda punta. Vero, se ripenso a quel primo tempo giocato con la Sampdoria posso dire che il giorno dopo ero contento per la mia prima prestazione, ma non riuscivo a togliermi dalla mente quell’azione». Meglio guardare avanti.

«La mia voglia di non mollare mai mi sta aiutando, ben sapendo che davanti a me c’è un calciatore eccezionale come Bacca che può fare sempre la differenza». E poi c’è da “sconfiggere” quella maledizione del numero 9, visto che sono anni, ormai, che questa maglia aspetta un degno proprietario: «Questo non mi spaventa, la numero 9 ha un certo peso al Milan, ma non mi faccio condizionare. Per ora non vivo con l’assillo del gol a tutti i costi, conta più la prestazione. E poi ho la fortuna di poter avere un allenatore come Montella che oltre a trasmettere serenità sa dare i giusti consigli ad un attaccante, firmerei per ripetere la sua carriera da giocatore». A gennaio il mercato si riapre e in tanti (dal Napoli al suo ex Pescara) potrebbero bussare alla porta del club rossonero, ma il ragazzo ha le idee chiarissime: «Mi devono dire che non sono da Milan e che ho toppato tutte le occasioni per andare via...».