Santi Francesi live a Milano, ora è tutto "In fieri"

Dopo il successo di X-Factor, martedì all’Alcatraz prosegue il primo tour del duo: "Un viaggio di piccoli racconti"

I Santi Francesi hanno vinto l’ultima edizione di X-Factor e ora sono attesi live

I Santi Francesi hanno vinto l’ultima edizione di X-Factor e ora sono attesi live

Milano, 22 gennio 2023 -  La vittoria di X-Factor ha regalato ai Santi Francesi, al secolo Alessandro De Santis e Mario Francese, l’attenzione delle cronache. Poi, però, la tenera amicizia di Alessandro e Matilda De Angelis ha spostato il fuoco dell’interesse generale dalla canzone al gossip, facendo perdere alla formazione quel ruolo nelle cose della musica che intende ora riconquistare strumenti alla mano sui palchi del tour atteso martedì prossimo all’Alcatraz. Ospiti i Fast Animals and Slow Kids con cui la coppia De Santis-Francese condivide quella “Spaccio” inserita nel recente ep “In fieri” in cui trovano posto pure un paio di cover proposte ad X-Factor come “Un ragazzo di strada” dei Corvi (anzi degli americani Brogues) e “Creep” dei Radiohead.

Alessandro, sentite la responsabilità del vostro primo tour da protagonisti?

"Direi proprio di sì. Mercoledì scorso al Teatro Concordia di Venaria, prima tappa del tour, vedere la sala piena è stata una sensazione fortissima che ha ripagato questa nostra responsabilità lasciandoci la voglia di fare altri duecento concerti come quello".

Oggi nel mondo della canzone tutto gira vorticosamente.

"Sì, nel bene e nel male. Il lato positivo della cosa è che alcune vetrine ti consentono di arrivare alla gente molto velocemente, anche se poi il problema è confermarsi su certi livelli perché il successo, così com’è arrivato, può altrettanto velocemente sparire".

Cosa avete messo nello spettacolo?

"Abbiamo cercato d’immaginare un viaggio fatto di piccoli racconti, di piccole storie legate a noi e alle nostre canzoni. Partiamo con una specie d’introduzione al nostro mondo, per poi passare a “Tutti manifesti“, l’album che ci siamo autoprodotti del 2019, e arrivare, appunto, a “In fieri“".

I talent producono personaggi televisivi, ma i palchi dei live sono un’altra cosa.

"D’accordissimo. Ma X-Factor è finito solo da un mese e forse è ancora troppo presto per valutare come siamo percepiti dalla gente. Abbiamo, però, affrontato l’esperienza del talent in modo atipico, usando poco la sponda dei social, e la gente s’è legata a noi per quel che abbiamo fatto sul palco. Un buon punto di partenza, credo".

Qual è stato il passo in più rispetto a The Jab, la vostra precedente identità?

"Il cambio di nome è arrivato in un momento di mutamenti, compreso il trasferimento a Milano e la scelta di abbracciare completamente questo mestiere. Prima di X-Factor, infatti, io facevo l’addetto vendite in un negozio di articoli sportivi e Mario il programmatore".

C’è stato un prima e un dopo X-Factor, insomma.

"Sì. È stato il talent di Sky a farci capire che la nostra musica piaceva. Esperienze precedenti come Musicultura o “Amici“ erano arrivate in un periodo di crescita troppo ripiegato su noi stessi e chiuso al mondo".

Eppure a Monza avete aperto un concerto di Liga.

"Davanti ai sessantamila dell’Autodromo l’emozione fu tanta, ma di più suonare mercoledì scorso davanti ai millecinquecento usciti di casa con un biglietto in tasca per venirci a vedere in teatro".

Un sogno?

"Suonare al Teatro Antico di Taormina, posto suggestivo che può lasciare spazio ad emozioni incredibili. Oppure suonare un nostro brano con i Twenty One Pilots".

Tutti sognano Sanremo.

"Già, ma per noi è solo una possibilità. Ogni cosa a suo tempo. Non è un’idea fissa, ma non ce lo precludiamo. Ad essere sinceri abbiamo provato ad andarci in passato. Non era (ancora) tempo".

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