Roberto Andò, Ferito a morte allo Strehler: "Straordinario, una sfida allo spettatore"

Dal rapporto con il mare alla resa dei conti con la propria terra: Andò porta in scena la forza letteraria di Raffaele La Capria

Il regista e sceneggiatore Roberto Andò dal 17 al 22 gennaio al Piccolo Strehler

Il regista e sceneggiatore Roberto Andò dal 17 al 22 gennaio al Piccolo Strehler

Milano, 15 gennaio 2023 - Una giornata particolare. Per Massimo. Le cui ultime ore a Napoli diventano un carillon di voci e di chiacchiere. Con i fantasmi di una vita a rincorrersi in una montagna russa di ricordi e di salti temporali. Che molto raccontano della forza letteraria di "Ferito a morte" di Raffaele La Capria, Premio Strega 1961 e ormai un classico del secondo Novecento. Romanzo di formazione e molto altro, portarlo in scena deve essere stata una bella sfida per Roberto Andò. Dal 17 al 22 gennaio lo si vede al Piccolo Teatro Strehler, nell’adattamento firmato da Emanuele Trevi. Che fra Strega ci si riconosce. Sul palco invece Andrea Renzi, Paolo Cresta, Giovanni Ludeno, Gea Martire, Paolo Mazzarelli, Aurora Quattrocchi.

Andò, perché La Capria? "È un libro che ho letto da ragazzo, periodo cruciale. E che continua a colpirmi per due elementi. Il primo è il suo aspetto formale, legato a una certa ardimentosa stagione novecentesca che va da Virginia Woolf a Faulkner, per intenderci. C’è poi il tema della resa dei conti con la propria terra. E quindi alla fine mi sono deciso a concretizzare una sollecitazione che anni fa mi fece lo stesso La Capria, convinto che la sua opera si sarebbe adattata meglio al teatro che al cinema".

In che senso? "Una questione di struttura, nonostante i diversi pericoli i presenti nell’impresa. Ma chiaramente non parliamo di un teatro ordinario. È un progetto che vuole sfidare anche lo spettatore, cercando buoni motivi per sedurlo".

Uno dei grandi temi è il rapporto con il mare. "Che infatti avvolge il pubblico attraverso un gioco di proiezioni e di specchi. Come se ne fossimo tutti immersi. Mentre come luogo dello spettacolo abbiamo pensato a un palazzo in grado di trasformarsi in circolo nautico, bar, spiaggia a seconda delle necessità".

Cosa la colpì da ragazzo? "Sicuramente questa possibilità di una resa dei conti con il proprio luogo di origine. E poi La Capria è il delatore di una classe borghese che non ha avuto molti scrittori che la raccontassero dall’interno, con rigore e acume".

Ortese, Reza, Crimp, Bernhard: i suoi riferimenti sono eterogenei ma rimandano spesso al Novecento e a un’alta cura della parola. "Ci sono dei fili, dei legami. In "Ferito a morte" ad esempio si ritrova molto di Bernhard, dei suoi testi per il teatro composti senza punteggiatura, in un’unica ininterrotta frase. Visione non distante da La Capria e dai suoi personaggi, sempre monologanti anche nelle situazioni più sociali. Come un pranzo. Dove si rivelano commensali che non vogliono ascoltare ma solo dire, parlare. Altre volte c’è invece un certo piacere alla leggerezza. Yasmina Reza non mi convince ma "Il dio della carneficina" è un testo molto riuscito, con quei dialoghi così attenti al contemporaneo. Emerge una precisa autorialità".

È questo che chiede anche ai ragazzi? "Oggi il grande tema nell’insegnamento è quello della trasmissione. La necessità di trovare un modo per connettersi a studenti che magari vengono a studiare cinema ma non hanno mai visto per intero un film di Fellini. È un mondo che vive a frammenti, quando invece noi all’epoca avevamo bisogno di calarci interamente in un’opera, magari intravedendoci pure il senso della vita. Un contatto quindi molto diverso ma assolutamente da proteggere".

Che momento vivono cinema e teatri? "Sono luoghi che hanno perso qualcosa. Pensi solo al calo degli abbonamenti a teatro, lo spettatore preferisce modalità diverse. Sopravvive una paura, c’è da trovare un nuovo senso di comunità. Il cinema però sta peggio. "La stranezza" è stato fortunato, con reazioni da pre-pandemia ma credo sia un caso quasi unico. Forse va ripensata la sala cinematografica, puntando sulla qualità e sui servizi. Cercando di salvaguardare il luogo, a fronte di un cambiamento radicale della fruizione".

 

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