Il Justin Bieber italiano e la generazione Alfa

Il cantante è diventato popolare grazie al web. E la sua prima data al Fabrique è già da tutto esaurito

Andrea De Filippi, in arte Alfa

Andrea De Filippi, in arte Alfa

Milano, 29 gennaio 2020 - Il pienone con cui Andrea De Filippi, in arte Alfa, si consegna al popolo del Fabrique la dice lunga sull’attesa che ha saputo alimentargli attorno il primo album "Benvenuti a Wonderlust". A seguire il cantante genovese non solo millenial come lui, ma anche tanti giovanissimi nati già connessi al web, la "generazione alfa" appunto. Con i suoi 189mila iscritti al canale YouTube e gli 84 milioni di streams accumulati su Spotify.

Inizialmente doveva cantare ai Magazzini Generali? "Già, ma dopo aver esaurito il locale in 48 ore ci siamo chiesti: perché non tentare il Fabrique? L’ho vissuta come una follia del mio team e invece s’è trasformata in una delle più grandi soddisfazioni della mia vita. Per uno che viene dal web la sfida è riuscire a convertire gli streams in biglietti. In rete puoi diventare famoso velocemente, ma richiamare gente è un’altra cosa". A Justin Bieber è riuscito… "Beh, lui è un fenomeno, io sono un ragazzo come tanti". Perché non raddoppiare o triplicare lo show ai Magazzini piuttosto che rilanciare subito sul Fabrique? "Perché volevo che il mio primo concerto fosse un evento. Una grande festa a cui far seguire poi un tour nelle altre città". Perché non considera “Benvenuti a Wonderlust” il primo vero album della sua carriera? "Perché raccoglie pezzi scritti 2 o 3 anni fa, da un Andrea ancora acerbo che neppure sognava d’inserirli in un disco. Benvenuti a Wonderlust è un progetto realizzato per ricordarmi, fra qualche anno, di quando non sapevo ancora cosa fare della mia vita. Il mio vero disco di debutto uscirà entro la fine dell’anno". Può raccontare questo prequel con tre canzoni? "Partirei da “Cin cin”: l’ho scritta in 10 minuti, sul tavolo di una pizzeria, ha saputo aprirmi la strada in radio e sul web. Metterei pure “Testa tra le nuvole pt.1” che ho scritto in una ventina di versioni inserendo poi solo la parte 1, composta come sfogo alla fine di una relazione di due anni. Senza dimenticare “Temporale (24 marzo)” che è un pezzo sperimentale in cui unisco la ballad per piano al rap, mi piace mischiare generi". Ripetete che vorrebbe collaborare con una popstar italiana. Di chi parla? "Noemi. Perché ha una voce iconica, espressiva, potentissima". Se andasse a Sanremo, quale canzone canterebbe? "Probabilmente “L’essenziale” di Mengoni, perché è quella con cui ho conosciuto la mia ex". Il cognome De Filippi le ha mai creato problemi? "No, ha creato soprattutto ilarità al pensiero che sia il figlio segreto di Maria. Forse mi sono creato un nome d’arte proprio per sfuggire al chiacchiericcio...". È stato traumatico il trasferimento da Genova? "Frequento Economia in inglese, ma l’ho scelta solo per avere un piano B, perché vorrei poter vivere di musica. Pensavo ad un impatto meno duro. Milano è una metropoli che all’inizio ti fa sentire davvero piccolo. Ma è la città giusta in cui stare se hai un grande sogno da inseguire. C’è solo una cosa che non riuscirò mai ad accettare di Milano, la mancanza di un posto tranquillo, di un ‘locus amoenus’ in cui parlare con te stesso, diverso da casa tua. Ma forse, prima o poi, riuscirò a trovare pur quello". Andrea Spinelli

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