ANDREA SPINELLI
Milano

Renzo Arbore: "Quella volta che....cantai O mia bela madunina"

Lo showman racconta dell’amicizia con Jannacci e con Silvia Annichiarico: "Con lei ho conosciuto, da terrone, la Milano vera"

Renzo Arbore

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Milano, 3 febbraio 2021 - "Silvia è stata la mia Milano, luogo a me sconosciuto sul quale, da ‘terrone’, avevo anche dei pregiudizi” racconta Renzo Arbore a proposito della sua scoperta della città. Silvia, ovviamente è la Annicchiarico, che racconta l’amore per Milano e l’amicizia con Quello della Notte nella raccolta di ricordi, affetti, nostalgie, note a margine, “Ma la notte, sì”, appena dato alle stampe con la complicità dell’amica giornalista Gabriella Mancini. “Proprio grazie lei nel ’69, quando in città c’era ancora la neve sporca e io conducevo ‘Speciale per voi’, ho conosciuto una Milano affettuosa e col cuore in mano. Una Milano chiacchierona, civile, educata, rispettosa, importante, lavoratrice, ammirevole, che ho iniziato a frequentare in maniera intensa… anche per l’intensa frequentazione di una milanese che si chiamava Mariangela Melato”.

Via Montebello 7, un luogo del cuore. "Sì. Il mio grande amore viveva lì. Cenavamo al Tombon de San Marc e passavamo dal bar Jamaica, frequentato da Mariangela e sempre pieno di artisti. Ammiro molto, infatti, questa città e le sue specialità alimentari, a cominciare dai ‘nervitt in insalàda’ con la cipolla di cui pure ora Silviotta è mia grande fornitrice". Tra le sue passioni milanesi c’è Enzo Jannacci. "Un altro di quelli che hanno fatto scoprire e ammirare questa città a ‘terroni’ come me che lo considerano uno dei più grandi talenti della storia della musica pop italiana. Enzo, fra l’altro, mi chiese di fare una cosa straordinaria, di venire a cantare in piazza Duomo ‘O mia bela Madunina’ con l’Orchestra Italiana. I milanesi dovrebbero ricordarlo più spesso perché, con Alberto Rabagliati e qualche altro, è tra quelli che più hanno avvicinato noi della ‘bassa’ alla cultura del Nord". A Milano ha conosciuto pure Silvio Berlusconi. "Sì, subito dopo ‘L’altra domenica’, sempre per merito di Silvia. Lo incrociammo in via Fulvio Testi mentre, stretti sulla sua Fiat 126 rossa, stavamo andando con De Crescenzo, il produttore Porcelli e Benigni a cena da Arlati. Lei iniziò a chiamarlo e si sbracciò al punto che lui fece fermare l’auto e scese a salutarci. Se non ricordo male al volante dell’Alfetta blu, pensi un po’, c’era Urbano Cairo". Poi l’ha incontrato altre volte. "Una sera con Silvia andammo a cena in trattoria, all’Alzaia 26, dove improvvisamente si materializzò Craxi con la moglie in compagnia di Berlusconi e signora. Non lo conoscevo ancora bene, ma unimmo i tavoli e iniziammo una parata di barzellette terribili. Io ne sfoderai una serie che portavo da Napoli, tutte sulla… cacca. E, senza vergogna, passammo la serata a ridere dell’argomento. Mi propose di lavorare con lui, ma non me la sentii". Non avrebbe mai lasciato la Rai. "Qualche consiglio glielo detti. Sbagliato. Gli dissi che la strada da seguire era quella di una televisione alternativa alla Rai, ma lui replicò che no, doveva fare concorrenza alla tv di Stato ingaggiando le stelle che lavoravano lì. Aveva ragione".