Tangenti in Lombardia, Fontana: "La Comi mi disse di parlare con Caianiello"

I verbali del presidente della Regione Lombardia: "Nino guidava Forza Italia a Varese"

Attilio Fontana e Lara Comi

Attilio Fontana e Lara Comi

Milano, 25 maggio 2019 - «Se hai problemi rivolgiti a Caianiello. Anche la Comi mi diceva così». Il governatore della Lombardia Attlio Fontana, indagato con l’accusa di abuso d’ufficio, nell’interrogatorio reso lo scorso 13 maggio davanti ai pm milanesi ha spiegato il suo rapporto con quello che è considerato il “ras” azzurro del Varesotto. Dal verbale depositato agli atti del Tribunale del Riesame, nella maxi-inchiesata della Direzione distrettuale antimafia sulle tangenti in Lombardia, si apprendono alcuni passaggi delle dichiarazioni espresse dal governatore. Davanti ai magistrati Fontana ha spiegato che Gioacchino “Nino” Caianiello, il “burattinaio” dell’intero sistema corruttivo svelato dalle indagini, era il «coordinatore di fatto di Forza Italia a Varese». Tanto che la stessa coordinatrice ufficiale Lara Comi, europarlamentare uscente, anche ricandidata alle prossime europee, a «sua volta indagata per finanziamento illecito ai partiti, mi diceva: “Se hai qualche problema rivolgiti sempre a lui”».

I pm di Milano contestano poi a Fontana il reato di abuso d’ufficio in relazione alla nomina in Regione del suo ex socio di studio legale, Luca Marsico, ex consigliere di Forza Italia. Attualmente Marsico, oltre alla sua attività di avvocato, ricopre il ruolo di componente esterno nel “Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici” della Lombardia, per un compenso di 11.500 euro l’anno più un gettone di presenza di 185 euro a seduta. È stato nominato il 24 ottobre 2018. Fontana nel verbale agli atti del Riesame racconta che Marsico «era molto amareggiato a seguito della sua mancata rielezione», siccome non voleva che quella «risorsa professionale andasse sprecata», aveva contattato Caianiello per «verificare se lui avesse qualche idea in proposito». A questo punto Caianiello avrebbe proposto a Fontana (che è anche parte offesa per il reato di istigazione alla corruzione contestato a Caianiello) di nominare Giuseppe Zingale per l’incarico regionale in cambio di soldi per Marsico che sarebbero stati veicolati tramite generiche «consulenze». «Quella proposta di Caianiello, però – ha spiegato il numero uno del Pirellone – non l’ho neppure presa in considerazione, io avevo già deciso di nominarlo al Nucleo di valutazione degli investimenti, ma non l’ho detto chiaramente a Caianiello, ho traccheggiato». E ha poi chiarito di non averla percepita come «corruttiva». Fontana ha poi riferito di aver parlato della «questione» del collocamento di Marsico anche col governatore ligure Giovanni Toti: «Forse Toti mi disse che se Marsico aveva bisogno magari poteva rivolgersi a lui».

I pm hanno contestato a Fontana quella nomina malgrado ci fosse stato un avviso pubblico. Giulia Martinelli, ex compagna di Matteo Salvini e capo segreteria del Governatore, ha però messo a verbale che il giorno prima della pubblicazione dell’avviso, in una riunione Fontana disse «di contattare Marsico per fargli la domanda». Su questo punto però Fontana dice di non avere un ricordo precisio. «Se lo ha detto la Martinelli sarà stato certamente vero». Ai pm che hanno chiesto perché si rivolgesse a Caianiello per risolvere il problema Marsico, ha risposto: «Quando sono entrato a fare il Presidente della Regione sapevo poco dei meccanismi regionali ed è per questo che mi sono rivolto a Caianiello». Gli inquirenti hanno dedicato una parte dell’interrogatorio anche alla nomina (non contestata) di Alessandro Visconti a dg dell’ospedale Sacco-Fatebenefratelli, chiedendogli se fosse in «quota Lega» e Fontana ha spiegato che venne confermato in quel posto per le sue «capacità». Infine, il capitolo di altre consulenze e incarichi affidati a Marsico da Fnm, controllata della Regione e presieduta da Andrea Gibelli, definito dallo stesso Fontana «in quota Lega».

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